venerdì 28 dicembre 2007

Bollettino 6: Invece degli auguri



ormai è proprio arrivato l’inverno, le foglie degli
ulivi (quello che si vede nella foto è proprio sotto
casa, schermato da rami nudi di ailanto e dalle bacche
rosse del Cappello di cardinale) hanno preso la loro
sfumatura invernale argentata, che mi ricorda tanto
mille piccole stalattiti di ghiaccio. Ieri sera
andandomene ho voluto mettermi alla prova: computer in
spalla, sono sceso fino alla macchina che avevo
lasciato al laghetto – 500 m di sterrato ripido, con
bosco e passerella sul torrente, al buio. Naturalmente
avevo la pila, ma ho cercato di accenderla soltanto
nel tratti necessari, per evitare le pozzanghere e
illuminare la passerella sul torrente che ha le assi
un po’ sconnesse. Il bello di qui, continuo a
ripeterlo, è che quando diventa buio è buio veramente.
Le uniche luci sono quelle dei casolari sparsi – tre o
quattro in tutto, sparse nel panorama. Ieri sera il
cielo era coperto, niente luna. Ma per quanto nera sia
la notte non è del tutto buia, ma è popolata di ombre
– per i greci l’oscurità annullava ogni distanza e
certezza. Per me è stata anche una specie di piccola
sfida, per esorcizzare i mostri notturni che popolano
i boschi della mia mente. Niente di particolare, solo
farlo per dimostrarsi di essere in grado di farlo. Ma
anche ragionevolmente: farlo per imparare a farlo. E
non è stato del tutto semplice, non tanto per la prova
in sé, che avrei potuto affrontare con la spavalderia
di un ragazzone (conosco ancora il passo basso e
molleggiato sulle ginocchia del montanaro che avanza
in discesa coi piedi a tentoni), ma per il fatto che
quella è e sarà la strada di casa. Questo vuol dire
che la strada di casa è proprio quella, e non altre.
Non è affatto una tautologia. Come per abitare in un
castello bisogna abituarsi agli spiriti. E la sera che
sarò stanco, ubriaco, col mal di testa o
febbricitante, non potrò chiamare un taxi, e se la
jeep sarà rimasta su, perché alla partenza mi sentivo
spavaldo, o se il tempo è cambiato e c’è tempesta, se
la strada sarà ghiacciata o pioverà a catinelle, se
avrò dimenticato la pila, ecco che mi toccherà farla a
piedi in condizioni più impegnative. Proprio come in
un racconto di un romantico. E tutto questo (poiché,
oltre che nelle ipotesi ragionevoli non rientra
nemmeno nel mio programma estetico) senza preoccuparmi
di imboscate di giovani degeneri e drogati, di vicini
impazziti, di rumeni feroci che mi aspettino appostati
dietro la soglia di casa mia con la mia scure, per non
parlare di lupi e orsi assassini, del babau e di
Belzebù. No, è un esercizio fisico, al più
psicofisico, tastare per scoprire dov’è il limite,
prenderci confidenza. Una volta avevo letto che
abbiamo bisogno di 29 giorni per adattarci a un nuovo
ambiente abitativo, ovvero per muoverci con agio,
senza pestare negli spigoli, saltare gradini fatali,
trovando gli interruttori a colpo più o meno sicuro.
Qui, visto che sia i gradini che gli interruttori e
gli impicci in generale sono parecchi, ci vorrà credo
di più. E quindi mi esercito, dentro e fuori casa.
L’operazione richiede una certa attenzione: appena si
abbassa la guardia, ecco che pronta arriva la legnata.
Proprio l'altra sera tornavo dallo stalletto con una
bracciata di legna e rientrando dalla porta sul lato,
dopo avere ben strofinato le scarpe sulla pietra
davanti alla soglia, ho pestato una solenne capocciata
contro l’architrave. Non avevo guardato, non mi ero
ricordato che è più basso di me. Niente di rotto, ma
come questo so che qualche altro disastro dovrò
affrontarlo. Lo stesso ieri: tagliando la legna con la
motosega, mi accorgevo di quante manovre sbagliate
facevo, di quanta attenzione ha bisogno un inesperto
come me. Perché a parte l’attenzione ovvia per la lama
in movimento, ci sono mille particolari, a cominciare
dal non inciampare nei ciocchi di legno ruzzolati a
terra, al non poggiare la motosega sui pantaloni,
perché li macchia d’olio. In ogni cosa, quando si vive
fuori dalla vita cittadina e moderna, fuori dall’agio
del “riscaldamento acceso con un dito”, quando si ha a
che fare direttamente con le cose e non con
mediazioni, bisogna imparare a contenere l’impeto,
prevedere con la mente dove ogni gesto finisce e
soprattutto non stizzirsi o abbandonarsi. Convivere
con un rischio vicino e diretto, che non è il
terrorista che fa saltare la stazione della
metropolitana. Un’altra forma di misura, perché qui le
cose si fanno direttamente, ciascuno per sé. Non si
gioca sulla tastiera del computer, ecco, checchè da
questi bollettini ne possa sembrare.
Insomma, eccomi qui, alla fine d'anno che sto
prendendo le misure, e ancora ne manca. Per esempio,
il telefono: mi hanno controllato la linea palo a
palo, funziona benissimo, però non ci sono più linee
disponibili alla centralina, e mi hanno rimandato al
15 di gennaio. Amici ben informati sostengono che è
tutta una presa per il culo, e il telefono fisso non
me lo daranno mai. Ma credo che farò l'abbonamento al
padellone, wi-fi flat a banda larga, costa ma ne vale
la pena - dovrebbe arrivare a fine gennaio.
l.

lunedì 26 novembre 2007

Bollettino Montaonda 5, with 2 pics



Buongiorno a tutti, e scusate il ritardo.
Innanzitutto una preghiera: poiché non è mia ambizione
intasare le mailbox con lettere-non-lette, vi chiedo
di confermare il vs interesse con un messaggio tipo
“sì, voglio continuare a ricevere il bollettino”. Chi
non lo farà verrà graziato.

È inutile fingere, anche se fa caldo l’inverno è
arrivato. Gli alberi sono nudi, le foglie stanno
marcendo, il sole è basso. Lascio la macchina sulla
strada asfaltata – sul cemento umido delle salite
slitta e geme, si divincola, e non ce la fa a passare.
La jeep sì, finora non ho mai dovuto rinunciare – ma
di vetrato vero non ne ho ancora trovato. Per
abituarmi all’idea, comunque, se non ho carichi da
portare su, la lascio al laghetto e vado a piedi.
Quando ci passo davanti spesso l’airone cinerino che
evidentemente ci abita si alza in volo. Ieri ho visto
un sentiero che scende da lì, l’ho seguito sperando di
arrivare alla base della cascata, ma c’era troppa
acqua nel fiume e non c’era modo di traversarlo. Ho
scoperto però un posto picnic semiabbandonato e balze
scoscese di rocce verticali. Posto davvero suggestivo.
Me l’immagino d’estate, fresco e nascosto da una
spessa coltre di verde, quasi una grotta.
Arrivare all’asfalto ci metto 8 minuti a scendere,
credo più o meno il doppio a salire. In casa la stufa
scalda, ormai direi che lavora a regime: non fa i
tropici ma si sta bene. Poi se c’è il sole si può
uscire e gongolare. Un giorno, ormai due settimane fa,
è venuto Michele e con Ueli (il vicino svizzero) ha
tagliato l’ailanto. Anche questa è fatta. Ora la sua
carcassa sta stesa al sole, fatta a pezzi come un
grosso capodoglio, disteso a seccare. Peccato che
abbia ancora poco tempo per oziare, soprattutto quando
la situazione invoglia. Con il venditore ho ritardato
la data del rogito, entro giugno, perché ancora non
riesco a vendere la casa di Milano. Oggi telefono
all’agenzia, e l’autorizzo ad abbassare il prezzo. A
parte questo grandi novità non ce ne sono, vado avanti
con le piccole cose (per esempio, salire sul tetto e
spennellare la gomma rossa sul comignolo nuovo –
oppure legare col fil di ferro la cassetta delle
lettere). Il trasloco e la sistemazione dureranno
ancora, credo tutto l’inverno almeno. Ho sgombrato
l’aia davanti al pollaio, e scoperto il rettile più
piccolo del mondo (nella foto è sul palmo del guanto
di lavoro - chi è un esperto e sa dirmi cosa sia?
Forse ho scoperto una nuova specie, a metà strada tra
i gechi e le salamandre!), nerastro ma con una assurda
pancia bianca e rossa da clown.
Posso però dire che in qualche modo la situazione si è
consolidata, anche se ancora non ho frigo e lavatrice.
Qui ci vivo e ci lavoro, ho anche ricevuto la visita
di due amiche, curiose di vedere dove mi sono
cacciato.
L’inverno funziona così, tante ore buie, per dormire,
leggere, studiare. Finalmente ho ripreso il lavoro
alla traduzione del libro che ancora devo finire,
spero di cavarmela per Natale. Ho ripreso a leggere
anche saggi, pensate un po’, il Foucault di Le parole
e le cose e l’ultimo di Detienne, Noi e i Greci,
l’avevo visto in vetrina a Milano e non ho resistito.
Chissà, forse anche i greci ritornano.

domenica 4 novembre 2007

Bollettino Montaonda 4, with pic and english resumé



Cari tutti,
e qui e là, e su e giù, il tempo passa e per un pezzo
a Montaonda nulla s’è mosso. Ovvero, mi son mosso io:
una settimana di vacanza in Calabria (santa!) con gli
ultimi bagni incantati nello Ionio, un salto a Monaco
per lavoro, e poi avant’indrè, Milano -Toscana. Le
novità: è arrivato l’autunno ma non l’idraulico,
lunedì, diovoglia, viene a montare l’impianto, poi
subito dopo Beppe deve venire a montare i tubi e
finalmente potrò accendere il riscaldamento (a legna,
anche se la legna ancora non è arrivata). Nel
frattempo fa freddino, ma sapete che mi piace, e ci
sono tutt’attorno colori stupefacenti (lo dico ai
cittadini, che chi sta fuori lo sa cos’è l’autunno).
In fondo sono in piena terra di pittori: a Castagno
(che nella foto allegata è nascosta a sinistra in
alto, dietro l’abetina) era nato Andrea del (da cui il
villaggio divenne Castagno d’Andrea). Nella vicina
Vicchio Giotto, e qualcosa vorrà dire. Questi colori
mi ricordano che mia madre quando per i morti si
andava alternativamente nei due paesi montani dei
nonni, a Bannio o Fondra, avvicinandocisi in macchina
diceva sempre “il bosco in autunno: una tavolozza!” e
io non stavo a pensare, vedevo il bosco sentivo
l’odore e vedevo i colori, le castagne e le foglie per
terra, e che me ne fregava della tavolozza, di quel
residuo d’impressionismo - devo dire ora che viste
certe sfumature e fiammate, la luce improbabile di
certi accostamenti, l’intensità di gialli rossi verdi
e marroni, accipicchia. Giàggià (questa parolina è mia
personalissima traduzione omofonica del crucco na ja),
autunno pittoresco.
Ho portato da Milano un’altra macchinata di
cianfrusaglie, la quarta, e la casa comincia ad essere
autonoma, e per alcune cose – per esempio la sfilza
dei vocabolari e gli aggeggi musicali – più di qua che
di là.
Per la prima volta ieri alla coop di Dicomano ho fatto
una spesa vera, con burro formaggi frutta e verdura –
anche se ancora non ho il frigo, ma in fondo è davvero
necessario?
Ora mi metto davvero al lavoro, ora inizio ad abitare
davvero: e provo a immaginare giornate che passano una
dopo l’altra uguali, come i nuvoloni d’oro e di piombo
che vedo transitare davanti alla mia finestra.
Provengono dalla Romagna, da sinistra a destra, vanno
verso Campicozzoli, Firenze, il mare. Ffff, l’aria
passa, soffia, lambisce il crinale di Montaonda, e la
mia finestra diventa una guardiola di frontiera e
casamatta. In alto, sulla montagna, in due giorni
d’aria sono cadute quasi tutte le foglie dei faggi, si
vedono i tronchi quasi nudi, e al di sotto di essi si
intravede la linea del suolo.
Ora le cose che restano da affrontare sono
prevalentemente dentro, più o meno il fuori è fatto.
Forse per caso, forse per allenarmi ai rigori
dell’inverno, sto leggendo – davvero una simpatica
sincronia – un libro di Ransmayr intitolato Gli orrori
del ghiaccio e della tenebra, ricostruzione narrativa
delle folli e suicide missioni di fine ottocento,
quando scienziati e ultimi conquistatori volevano
arrivare al polo senza averne la capacità tecnica e
materiale, affrontando con le loro navi bloccate in
autunno dal pack (questa parola la ricordo dalle mie
letture d’infanzia) il lunghissimo oscuro e gelido
inverno polare. Roba da brividi, insomma. Ecco qua,
non è di certo tutto, ma come assaggio per voi mi
sembra che basti. Ecco, dimenticavo, speravo di avere
il telefono, e quindi una connessione, ma ci vorranno
credo ancora un paio di settimane. Ma tra poco, per il
prossimo weekend, la casa sarà riscaldata - due
lettucci per ospiti ci sono, chi vuole venire non
indugi.

English resumè:
One month I was not in Montaonda, had holidays and
work sessions in Milan. Now back here I discover once
again autumn is made of flashing colours and golden
clouds. Autunno pittoresco! Most of the vocabularies
and musical thigs are here now, I’m starting to work
here, trying to understand how everyday life is in
this place. In few days the house should be warm.
Come, and visit Montaonda.

lunedì 17 settembre 2007

Bollettino Montaonda 3

Montaonda, 17 settembre

Cari tutti,
niente di strepitosamente nuovo dalla Toscana. Mi
sembrano ormai mesi che sto qui, e invece sono passati
più o meno una quarantina di giorni, di cui a
Montaonda ne avrò dormiti meno della metà. Eppure
ormai mi ci sento a casa, la mattina sorseggio il mio
caffè guardando fuori dalla finestra dello studio, e
poi affronto giornate di lavoro, non sulla casa,
intendo. Sto aspettando da un giorno all’altro che mi
consegnino la termocucina, ovvero una stufa che
riscalda l’acqua di tutti i termosifoni di casa, ho
prenotato 8 metri di legna (qui si misura così) e con
questo sarò pronto ad affrontare l’inverno. Non ho
ancora imbiancato nulla, diciamo che mi sono preso il
tempo di adattarmi alla casa. Ogni giorno vedo gli
scoiattoli – sono così scuri e veloci, danno proprio
nell’occhio – indaffaratissimi a saccheggiare gli
alberi di noci attorno a casa mia e di Ueli. Il bosco
di fronte comincia a ingiallire, e l’ailanto a perdere
le foglie. Attorno a casa sono sempre meno, ho
tagliato (non fino alla base) anche il sambuco davanti
al bagno.
L’altro giorno sono stato a fare una perlustrazione
con Ueli, il vicino, nel campo ci sono ancora i
recinti in filo spinato che avevano costruito per
difendere un orto e per la cavalla, poi siamo risaliti
lungo le terrazze della costa a est, alla ricerca
degli ulivi. Ci sono ancora, inselvatichiti ma vivi.
Poi siamo riusciti a districarci tra i pruni e i rovi
e a tornare sulla strada. Mi ha anche fatto vedere il
grande mandorlo che c’è nel secondo appezzamento. Non
fa frutti ma fiori, e tutto sommato non è poco. Il
giorno seguente sono sceso al torrente, per continuare
la perlustrazione e ho scoperto che c’è una bella
cascata (ma vista per ora solo da sopra) e poi ho
proseguito lungo i confini del terreno a risalire
pozze ombrose e poi boschi con pioppi altissimi. Miei.
Che strana impressione possedere della terra. Sembra
un po’ un sopruso: basta un atto notarile e
improvvisamente tu, uno sconosciuto che viene chissà
da dove, diventi proprietario di quelle pietre, quelle
piante e tutto quello che è contenuto in quei confini.
Senza avere alcun rapporto con essi, è strano.
Verrebbe da credere che la proprietà uno se la debba
conquistare lavorando, tagliando e ripulendo. Non so
cosa riuscirò a fare. Per ora ho tagliato col pennato
(il falcetto) qualche getto d’edera che soffocava i
pioppi, ma ci vorrà ben altro. Non credo riuscirò a
pulire tutto, e forse è bene che il bosco resti così,
popolato di animali e basta. Ho trovato i ruderi del
casotto e altri angoli di natura davvero selvaggia.
Insomma, nei miei otto ettari c’è di tutto: i picchi
rocciosi, rovine, un paio di prati, un uliveto, una
casa con i cipressi, una gola con cascata, un bosco
con ruscello. In miniatura, ma c’è. Che dire? Ieri
sera ero seduto sopra la cisterna, sulla sdraio di
plastica, e guardavo verso il Falterona. Era tutto
buio, sulle nuvole qualche rilfesso di luce dalla
parte di Castagno, per il resto: buio e stelle.Mica
male. Stanotte ha piovuto, stamane fiocchi di nuvole
strisciano per il bosco di fronte e lambiscono anche
il crinale di casa. Vanno e vengono, salgono dal basso
della valle, come evaporando, e poi si aggirano
entrando nelle anse del bosco, lente ma senza
arrrestarsi, come lumache sempre indecise sul da
farsi. Forse arriveranno anche i funghi.

mercoledì 29 agosto 2007

Bollettino n.2

Ecco qua un piccolo report, mentre eravate al mare qui a Montaonda
le cose procedono. Agosto sta finendo, e sono rimasto
attorno alla casa nuova tutto il tempo. Ho preso a
dormire a m(onta)o(nda), pulito tutte le stanze,
attrezzato un minimo di cucina (scatolette e caffé,
come un cowboy), una postazione di studio una branda
per letto e la prima stanzetta per gli ospiti. Ci sono
gli strumenti e il bagno è lustro e tirato, la doccia
bollente, c'è ancora qualche scorpione che si aggira
per le pareti un po' perplesso quando scende la sera,
ma i ragni pare non esistano quasi più. Non ho ancora
imbiancato (voglio capire bene come e cosa fare) nè
dato la cera ai pavimenti (solo lavato in cucina bagno
e lavanderia) ma ho lavato i vetri, pulito un po' fuori,
iniziato a tagliare qualche vecchio tronco con la mia
splendida motosega rossa fiammante - il
decespugliatore invece non ho ancora capito bene come
funziona. Beppe deve ancora sgombrarmi la cantina, io
decidere come arredare le stanze.
Ho conosciuto Ueli, lo svizzero che abita la casa
sotto di me, che è nato esattamente dodici giorni dopo
di me e abita qui da diciotto anni, e ha una figlia di
16 che fa le 5 in discoteca la mattina, lavora il
legno e si è rivoltato la sua casetta dentro come un
guscio di legno fantastico - vorrei riuscire a fare lo
stesso.
L'ailanto, vorrete sapere? L'albero del paradiso cade,
sotto i colpi della mannaia da legno di mio nonno,
sotto i colpi del falcetto, della cesoia da giardino,
ma la battaglia vera non è ancora iniziata, sarà a
settembre quando con Ueli si taglierà la madre di
tutti gli ailanti, quello sulla strada con un tronco
di almeno 60 cm di diametro.

Come va? Al mattino apro gli occhi e mi chiedo dove
sono, a Cmpczzl, a milano o a MO? Bene, anche se
vorrei riuscire a concludere la parte del trasloco in
maniera rapida - e magari indolore. Quando sono a MO
mi sento bene, e so che sono lì per un motivo, darmi
da fare e non indugiare nelle coltri cittadine. L'aria
al mattino è già frizzante, vedo lo scoiattolo che si
arrampica sul filo del telefono e aspetto di
incontrare il cervo che, dice Ueli, dorme volentieri
nella spianata dietro casa. Guardandomi attorno nella
casa di milano allibisco al pensiero di quanta roba ho
accumulato in questi anni. Che schifo, dovrei davvero
buttarne via un sacco... ma come fare? Libri, dischi,
riviste... vestiti pochi, per fortuna. Beh si vedrà.
qualche foto l'avrei, ma sono tutte un po' pesanti e
ho qualche problema a ridurle, quindi per il momento
nulla.
alla prossima l.

mercoledì 1 agosto 2007

Bollettino n.1: È fatta!

Campicozzoli 31 luglio 2007: un attimo di panico

Cari tutti,
ieri sono stato a portare i primi attrezzi a Montaonda
e ho cominciato subito, com’era ovvio, a tagliare e
estirpare i primi getti dell’ailanto, la fetida
pianta. Poi ho misurato tutte le stanze, piene di
ragnatele. Guardando la cucina mi ha preso lo
sconforto: è buia, piccolina, non ci staranno certo
tutte le cose che ho a Milano. Le stanze di sopra
invece vanno meglio: piccole anche le finestre, ma
soleggiate. Sul resto della casa non sono riuscito a
fare previsioni. Poi sono andato a Il castagno
d’Andrea, il paese alla fine della provinciale,
proprio sotto il Falterona, che non ho trovato
particolarmente bello, boschi di castagno con case
sparse qua e là. Sono tornato alla casa perché credevo
di avere dimenticato là le chiavi. Mi sono trovato un
po’ stranito e perso. Tornando in macchina sentivo
addosso la puzza dell’ailanto, l’ho sentita tutta la
notte. È stata una notte insonne, mi sono pentito
della scelta fatta e al pensiero di dover andare
domani dal notaio ho cercato di escogitare trucchi per
non acquistare e recedere dalla promessa. In fondo la
perdita ora sarebbe nulla, in confronto a un acquisto
sbagliato. Se invece compro? E poi, quella strada
sterrata impossibile! Poi invece al risveglio mi sono
messo a disegnare la pianta con le misure precise, e
come sempre misurare aiuta a ragionare, e le cose sono
andate meglio. Domani alle 11 dal notaio, finalmente
il compromesso e l’inizio dei lavori.

1 agosto

E invece ora è fatta, oggi a Firenze verso le 13, dopo
quasi due ore di trattative a causa di una particella
scomparsa e di una diversa denominazione di alcuni
vani, dopo la consultazione via mail e telefonica con
l’amico avvocato, la grande firma. Ho scattato un paio
di foto, e ora guardandole mi viene in mente non
ricordo chi che mi diceva che comprare casa è un po’
come fare un matrimonio (con una terra, no?). Ora sono
tornato a casa e devo dire che sono contento.
Cautamente contento. Come andranno le cose si vedrà.
Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto,
assistito e consigliato (anche sconsigliato). Ora
davvero comincia la nuova avventura, sabato propongo
un picnic esplorativo agli amici più vicini…
è fatta!
l.

sabato 14 luglio 2007

bollettino n.0: Ho homprato hasa in toshana!



Cari tutti,
ecco qui la novità: ho comprato una casetta in Toscana. Perché? Per costringermi finalmente a vendere la casa di Milano. Erano anni che ci giravo intorno, sempre a lamentarmi della vita che si fa a Milano, nonostante i carissimi amici e le infinite cose che mi legano alla mia città – le mie insofferenze mi spingono ad andarmene di nuovo. Stavolta non verso una metropoli,
verso il mondo fuori, e non in compagnia, ma da solo,
alla ricerca di un equilibrio che in città, diciamo
nella società strillante, non riesco a trovare – non
mi ci ritrovo, e sono anche stufo di fare tentativi di
accomodamento. Per cui ieri sono andato a mettere in
vendita via Lecco, e dal tre agosto, giorno del
compromesso x l’acquisto, potrò/dovrò trasferirmi
nella casetta nuova, stiparla di libri e arredi, e
abitarla quando ne ho voglia. Perché non rinuncio a
Campicozzoli: Monteaonda sostituisce Milano, sarà la
nuova base, il magazzino delle mie cose e il ritiro, e
aspiro anzi a muovermi un po’ di più. In fin dei conti
dalla vendita dovrebbero avanzarmi (per i miei pezzenti
parametri, s'intende) un bel po’ di soldi
con cui non solo terminare la sistemazione della
casetta nuova, ma anche finanziare la prossima impresa
demenziale (o più di una, a seconda). A Monteaonda
prenderò la residenza e lavorerò alle traduzioni e a
quanto posso fare in perfetto isolamento. Quando sarò
stufo di stare al computer mi alzerò e andrò a pulire
il bosco del podere, a rimettere a coltura gli olivi,
a fare orto o impiantare altre colture, oppure a
finire di sistemare la casa (naturalmente vorrei fare
tutto: impianto solare, eolico, miele, orto,
lavorazione del legno, arte, musica ecc.ecc.). O
semplicemente a fare passeggeggiate verso il Falterona
e l’Alpe di San Benedetto che sono posti splendidi,
con aria e acque purissime.

Nella piantina la proprietà è divisa in due porzioni: la prima (1), quella quadrata è perfettamente abitabile
(salvo tinteggiare e simili) la seconda (2) è al rustico. Nel mappale sono segnate con tratteggio pesante a matita le proprietà, in tutto fanno circa 7 ettari, scoscesi, sovrastati dal galestro, non si può fare molto più che bosco e olivi e aromatiche. Ma si vedrà.
Non lasciatevi ingannare dalla dimensione delle
finestre, sono minuscole e tutta la casa è molto
piccolina, le stanze sono per nanetti. Ma sono tante
(quindi le visite saranno da subito gradite) e sarà
più facile scaldarle. Nella foto dalla provinciale la
casa che si vede è quella dello svizzero, davanti alla
mia, che resta coperta dai cipressi (non per molto,
eheh).
Allego anche una carta del parco, da S. Godenzo, il
comune: dal paese risalite il fiume per tre riquadri,
a nord del fiume vedrete scritto “Monte a onda”. La
mia casa è dove i sentieri 6 e 6/a si uniscono.
C’è acqua luce telefono. La stradina per arrivarci è
davvero ripida e in inverno, quando c’è gelo, mi sa
che si dovrà fare gli ultimi 300 m a piedi. All’inizio
la cosa mi spaventava, ora mi pare un privilegio.
Vedremo come andrà a finire.

Come ho detto, il 3 agosto mi daranno le chiavi e
inizierò il trasloco, piano piano, imbiancando e
sistemando qua e là, come mi gira. Chi vorrà aiutarmi
sarà libero di farlo in cambio di vitto (conventuale,
s’intende) e alloggio, pensateci. Potrei scrivere una
lettera ogni tanto per informare, con foto ecc., tipo
blog. Ma qualcuno la vorrebbe? E io avrei la costanza
di farlo?
Boh. Le altre foto che o scattato finora non sono
granché, forse meglio aspettare di averne altre, per
raccontare anche gli altri dettagli.
Per intanto, questi.
Ciao l.