venerdì 22 giugno 2018

Storia di un letto in legno riciclato



Sono ormai quattro anni e passa che abitiamo nella casa nuova, e con la scusa che la camera da letto è in realtà un soppalco (cioè il pavimento è fatto di assi poggiate su travi e travetti, mentre l'edilizia moderna ci ha abituati a solette di cemento), all'inizio abbiamo appoggiato il materasso nuovo (un memory, che è comodo ma in realtà è una schifezza sintetica e non so se lo ricomprerei, e mi chiedo se forse non erano meglio i vecchi letti a catafalco col materasso di lana) sul pavimento; poi ci abbiamo aggiunto, già prevedendo la costruzione di un letto, una struttura a doghe IKEA (...) sulla quale abbiamo dormito finora.
Premetto che ho sempre adorato dormire con materasso per terra (era scoppiata parallelamente la moda del futon), lo facevo a Berlino i primi anni (prima di comprare il letto di cartone ondulato e componibile che ancora oggi va di gran moda), e poi a Milano, prima che mia madre vincesse ogni mia resistenza e mi costringesse ad accettare un letto "come si deve", di quelli a contenitore col letto che si alza (intelligente, ma con doghe troppo rigide resta arcuato, posso confessarlo ora), ben fatto, foderato in lino, un letto molto "borghese". Era arrivato a Montaonda1, e c'era rimasto fino al giorno, circa 4 anni fa, in cui decidemmo di traslocare a Montaonda2. Lo smontai, come l'avevo già smontato per portarlo in campagna sul trattore (bollettino n.11, data 17 giugno 2008, nella foto d'apertura si vede il materasso e la rete rizzata sulla sinistra), approfittando dell'assenza di Ange, solo che quando tentammo di far salire la rete di ferro, che è in un pezzo unico 160x200, non c'è stato verso, la luce della scala era troppo stretta. Così smadonnando ho dovuto riportarla di là e rimontare il letto in Montaonda1 (ora con lo slittamento dell'arredamento dalla camera rossa, che è diventata lo studio di Ange è passato nel mio studio). 


Abbiamo continuato così a dormire per terra; scherzando dicevo che in questo modo non c'è rischio di cadere, ma quando abbiamo dovuto tagliare un cipresso vicino a casa ecco che s'è iniziato a fantasticare di farlo col cipresso, come ha fatto Daniele, che ancora ora a distanza di 10 anni ha la camera profumata di legno e senza tarme. Ma poi a chi farlo tagliare, non abbiamo spanconatrice, e quindi cerca il trattore, mandalo in segheria, e poi chissà che non ci sia dentro qualche chiodo nascosto, come capita negli alberi che sono vicino alle case, e allora si deve pure ripagare la lama al falegname... no, abbiamo aspettato. Finché stufi abbiamo deciso di farlo con assi e travetti. Le assi le avevamo in legnaia da un paio d'anni, le aveva portate Ange dal suo vecchio trasloco, ovvero erano immagazzinate nel giardino dei suoi a Firenze, vecchie assi di pino, con un mordente rosso, che aveva ricevuto da Pippo, il suo professore-regista, quando questi aveva cambiato l'arredamento di casa, una ventina di anni fa. E i piedi li abbiamo ricavati da scarti di travetti da tetto che abbiamo trovato in legnaia, di quando s'era rifatto il tetto di Mo2, perché noi "non si butta niente". Un paio di schizzi, diverse discussioni sul progetto, un paio di tagli delle assi chiesti al vicino compiacente, una levigatina con la scartatrice alle gambe, una passata con olio di lino, ed ecco, il letto nuovo. Cosa cambia? Tutto. Non siamo più ragazzi, soprattutto io, e scendere dal letto al mattino e sedercisi sopra la sera per sfilare la calze è molto più agevole, meno faticoso, mi sembra davvero un gran lusso borghese. Lo so, è il primo passo verso il bastone, la carrozzella, ma è anche inutile fingere di essere un trentenne che dorme ovunque. E poi una volta alzati si può rifare senza spaccarsi la schiena, e in pochi secondi. Che comodità! Infine: sotto si spazza che è una meraviglia, e ci staranno anche tutte le nostre scatole (di plastica, di legno di cartone? ancora non si sa) piene delle mille lenzuola che abbiamo ereditato, noi coppia tardiva, e sono gli avanzi delle famiglie scomparse la nostra vera dote.

Mentre lo costruivamo abbiamo avuto più di un battibecco, perché Ange e io abbiamo metodi completamente opposti di procedere: lei si butta sulle cose e capisce come farle facendole, io devo progettare tutto e poi eseguire senza errori (magari!). Alla fine si fa un po' fatica, ci si manda a quel paese, ma le cose vengono. Non perfette, ma funzionano. È un buon compromesso. Perché sono passati i tempi in cui l'uomo costruiva e la donna puliva (anzi se mai martello e sega li usa lei, e non solo perché io continuo ad avere una spalla fuori posto). E poi c'è anche questo riflessione, che costruirsi il letto è un po' costruire la parte più intima della casa, il talamo. Come non ricordare la storia di Ulisse? Quando finalmente riunito a Penelope lei lo mette alla prova chiedendo alle ancelle di spostare il letto lui la interrompe e le dice più o meno, "meschina che sei, ancora temi che non sia io, e mi metti alla prova, per vedere se so che questo letto, che ho costruito con le mie mani, non sia scolpito su un ulivo, ancora radicato per terra, attorno al quale ho poi costruito il palazzo?". La simbologia architettonica, al di là della difficoltà di costruire davvero un letto a due piazze (ma forse il loro era più stretto del mio, che non è passato sulla scala?) tra la chioma di un ulivo. Certo, ci sono ulivi giganti, soprattutto se sono olivastri (il più antico l'ho visto a Luras, in Sardegna, è gigantesco e si calcola che abbia circa 4500 anni, la pianta più vecchia d'Europa, sopravvissuta soltanto, ci hanno spiegato, perché sarebbe troppo faticoso tagliarla, visto il legno durissimo e ricurvo). 
La pianta il cuore della casa. La pianta, il talamo nuziale (come in Avatar), la pianta simbolo dell'inamovibilità e della resistenza attraverso i decenni. Prima che arrivassero le ruspe e le motoseghe (fatevi un giro su internet a vedere come fanno in fretta a tagliare giganti millenari).
Non credo che il nostro letto durerà altrettanto, appena montato si è incrinato (una vite stretta troppo ha spaccato un'asse che si è dovuta incollare, eccetera). In fondo è stato fatto da inesperti con viti e trapano, e legno di risulta. Però è comodo, sembra stabile, ci stiamo bene e - a differenza di Ulisse e Penelope - siamo sicuri di non doverci campare in eterno (ps. il tappeto usato come testiera l'ha fatto la Gabri, amica artista-tappetista).