giovedì 22 febbraio 2024

CIRCO MAGICO - Magisches Theater, Eintritt nicht für jedermann, nur für Verrückte

Domenica 18 febbraio ero a Forlì per la seconda giornata di una fiera dov'ero presente con uno stand di libri, stavo passeggiando qua e là, perché i libri, si sa, non vanno a ruba, e la giornata in fiera è lunga e non posso stare sempre a chiacchierare con gli espositori vicini, o recluso dentro il mio stand a lavorare o a leggere - in particolare il Corpus Hermeticum, orribilmente acquistato da Fetrinelli a Santa Maria Novella frugando negli scaffali in cerca di novità (perché vorrei riattivare le mie conoscenze del greco antico, l’antica sapienza a cui mi ero dedicato negli anni dell’università) alla ricerca di sensi attivi ed episodi estatici - quand’ecco tra i vari banchi di massaggi, spezie, aggeggi e amuleti s'è fatto avanti un colorato corteo in parte danzante, e una menade mi ha offerto un volantino che propagandava “Rock Mystic Circus”. E così, memore di una rilettura fresca di Il lupo della steppa (quell’altro magico Harry vissuto prima di Potter, s'imbatte in un volantino intestato appunto Magisches Theater, Eintritt nicht für jedermann, nur für Verrückte e che dà inizio alle sue avventure psichedeliche) sono corso a vedere cosa c’era dietro la tenda rossa del misterioso tunnel di pannelli imbiancati vicino all’uscita per gli espositori, che già dall’esterno, passandoci davanti, mi aveva incuriosito…

Tutto nero, rosso e soffuso - appena entrato la prima forte impressione è stata quella di trovarmi davvero nel “teatrino magico” di Harry. Quello era un teatrino letterario uscito dalla testa di Hermann Hesse, senza dubbio psichedelico, chi se l’è dimenticato? Non l’avete mai letto? Non importa, per fortuna tutti conoscete bene Le avventure di Alice, che pure è un estratto di letteratura (la piccola Alice Liddel era figlia di un celebre grecista  di Oxford)… e mi sono ritrovato in un ambiente per cui non ero preparato. Chissà, avrebbe dovuto mettermi in guardia la “caramellina” che mi ha offerto madama Coniglia all’ingresso… lei, che guardava cotinuamente l'orologio a cipolla ha capito subito che avevo fretta, che dovevo tornare allo stand, mi ha fatto passare per primo. E appena varcata la soglia, dopo un dubbio di esitazione ho scostato il velo che mi tendeva dinanzi agli occhi un mago alchimista che per la sua possanza chiamerei Mago Mandrago: subito ha attirato la mia attenzione una sirenica cantante… avevo fretta, solo un minuto di tempo, mi aveva detto madama Coniglia! Poi ho fronteggiato il Mago gigante-giudicante guardandolo negli occhi, accorgendomi mentre lo facevo di aver messo su con furbizia l’espressione impertinente, col naso arricciato, di mio nonno…  ma eccomi distratto dalle sinuose danze della menade, la stessa che mi aveva dato il volantino, quasi demonica e spiraleggiante con i suoi veli, che mi si avvicinava in maniera preoccupante! Ho resistito impietrito come Ulisse al palo – poi ho gettato un occhio ai due musicisti (sono stato musicista anch’io!) e non so come (la fretta!) spintomi in avanti, ho preso le carte che mi porgeva ammiccante la gattesca Fattucchiera sorniona (sei di cuori, donna di cuori, e re di fifoni). Come mi sentivo? Stupito: facevo fatica a credere che tutto fosse lì, e avvenisse per me, le carte, le musiche le danze, proprio per me, unico spettatore, con la mia fottuta paura d’individuazione (formido individuationis?)! Poi, con un attimo di respiro sono rimasto ammirato davanti alle contorsioni dell’animalesca Femmina Lunare, sospesa nel cerchio… il cerchio la teneva lontano, mi proteggeva… quindi ho seguito l’invito dell’Energumeno Malinconico: entrando nella gabbia ho raccolto la rosa che mi indicava con insistenza e gliel’ho offerta (che altro potevo fare! Son potuto scappare) – infine, ho capito che era una sorta di congedo, come dono e invito alla leggerezza ho accettato la piuma che mi ha porto con un sorriso, prendendola da una conca di vetro, l’Angelica Libreratrice, viatico alla mia uscita. Oh, fantastico tour, in un minuto!  …e scostata la tenda mi sono ritrovato di nuovo nella luce al neon del padiglione della fiera, come all’uscita da un baraccone di un luna-park. Almeno quarant’anni che non ne frequentavo! Ah ah! Che piacere! Ho scelto un bigliettino ripiegato tra i mille della vasta conca (ma i messaggi saranno tutti così esaltanti come il mio - oppure sono proprio io l’eletto?) e ancora del tutto assente, frastornato e ancora inarticolato ho scambiato due parole con il Cappellaio, non abbastanza intorpidito però da non riuscire a fingere di non vedere il vaso che raccoglieva “offerte libere” (non ho dato nulla, per non ridurre tutto a… e trattenere un debito con loro). Sono rapidamente tornato a salutare Madama Bianconiglio, con enfasi ringraziando, dicendo che dovrebbero portarlo in giro, che è una cosa bellissima, riproporlo, mi ha detto che sono tutti operatori chi in una cosa chi nell'altra, e che l’hanno messo insieme per divertimento – impossibile, sono bravissimi e molto efficaci, ciascuno di loro! E trucchi, costumi, simbologie del profondo e dell’etereo… Ma poi c’era gente che aspettava, ho dovuto lasciarla! Sempre questa fretta che ci divora!

Me ne sono andato con l’intento di tornare più tardi – perché ho imparato che quando qualcosa piace bisogna cercare il modo di frequentarla assiduamente, di non perderla di vista. Piano piano l’esperienza così concentrata mi è tornata dai sensi alla mente… un’ora dopo forse, o più tardi, mentre ero allo stand, mi è passato davanti Mago Mandrago, fuori dal personaggio ma ancora in costume, e mi ha riconosciuto ammiccando (quindi non era un sogno!)… così sono tornato al tunnel, c’era ancora la scritta “Rock Mystic Circus”, per offrire un mio obolo, ma ovviamente non c’era più nessuno, l’incanto era finito, tutto sparito, il circo aveva levato le tende. 

Quindi non mi resta che fare così, scriverne per sdebitarmi almeno un pochino… e cercare di aiutarli a portare in giro questo bellissimo piccolo spettacolo di esperienza sensoriale.

 

Rock Mystic Circus" è prima di tutto un'esperienza impattante e potente avente a che fare con una totale immersione in una dimensione altra, semi-onirica, altamente suggestiva, fatta di simboli, archetipi, suoni, colori.

Le persone accederanno all'interno di un tunnel all'interno del quale vivranno qualcosa di vibrazionalmente unico e fortemente emozionante. Ci saranno artisti visionari, musicisti, danzatori, giocolieri e maschere archetipiche incarnate ad allietare il passaggio dall'esterno all'interno del tunnel.

ARTISTI COINVOLTI
Barbara Balzi: Bianconiglio Morpheus
Alessandro Brocculi: Mago Alchimista
Eretika: Vera Persefone Cantante e Ares Chitarrista
Loris Falconi: Cappelaio Matto
Francesca Gussoni: Angelo Custode
Michela Mauri: Artemide Volteggiante
Giovanna Renzi: Demetra Danzante
Samuel Russellini: Ercole
Ornella Zaffini: Ecate Cartomante

la prossima avventura psichedelica prevedo sarà questa (foto scattata da Feltrinelli - ma non acquistato: tra poco è il mio compleanno, se qualcuno me lo volesse regalare, lo leggerei tessendo lodi in suo onore).


 

venerdì 2 febbraio 2024

Senza natura non c'è vita. Ovvero: quanto dura un'idea?

Mi accorgo che sono diversi mesi che non pubblico niente. Fa nulla, il pensiero non ha fretta, e proprio questo esprime la riflessione che voglio condividere questa mattina. La foto ritrae la Cronobioseggiola di fianco all'ingresso della casa di Cosetta, una sapiente amica che abita in Sabina, a cui ho da poco fatto visita e che saluto con affetto.

 

Quanto dura un'idea?

Una delle cose che più mi inquietano del tempo presente è l’evanescenza delle opinioni (liquidità, per usare un termine caro al sociologo Bauman, che proponendo questa definizione si riferiva a una società che “non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo”) e delle idee su cui si basano.

Mi spiego. Cercando informazioni sulla Biofilia, mi imbatto nel titolo di E.O.Wilson, pubblicato nel 1980 e riedito ora da PianoB. E grazie agli algoritmi di Amazon scopro tutta una serie di altri titoli su questo argomento, ovvero il rapporto uomo-natura, titoli ormai completamente dimenticati ma visti i nomi degli autori sicuramente di pregio. Data la mia formazione di antichista e un po' filologo, mi viene d’istinto remare controcorrente e cercare le origini e le fonti di ogni pensiero, e mi accorgo così che proprio questi temi oggi così attuali sono stati ampiamente dibattuti prima dell’avvento dell’età informatica, che chissà perché - ma lo sappiamo benissimo perché - consideriamo un po' l'anno zero della nostra cultura. Certo, allora c'era l'ombra della bomba atomica e ora la luce è cambiata parecchio, ma siccome in quegli anni c’erano teste di primissimo rango a pensare e scrivere, mi viene d’istinto documentarmi. Mi rendo anche conto che però, forse giustamente, chi parla e pensa oggi vuole considerare in primis la fenomenologia del presente, nel timore di perdere la presa su quel che accade, o di non poter essere compreso, data la diversità di linguaggi ormai evidente (forse nemmeno io sono tanto comprensibile?).

Quindi la questione è più complessa, soprattutto per me che ricerco, nella scia del bioregionalismo, ovvero nel paragone con il pensiero naturale (termine che ormai ha sostituito il discriminante “primitivo”),  la sapienza antica dell’uomo quando non era ancora dissociato dal suo essere animale trasformandosi in homo-technologicus (questo termine è un conio scherzoso e paradossale, ovviamente).

Perché? Perché senza natura non c’è vita (la frase, o proposizione, sicuramente già detta da chissà quanti, mi sgorga come mia, e ne sono molto fiero), questa la stretta e inoppugnabile conclusione cui arrivo. Una vita senza natura non si dà, sarebbe come credere che una bistecca coltivata possa un giorno arrivare a pensare. Poi certo, ci sono aperte tutte le possibili escatologie e metafisiche, misticismi e fedi, ma ancora una volta cambiano gli scenari e si svellono tutti i paletti concettuali della ragione che fin qui abbiamo implicitamente preso per buoni. Almeno quelli che adopero io, e suppongo alcuni altri.

Il punto cui torno volentieri (la sapienza) è sempre lo stesso: perché andare avanti, se nel presente c’è già tutto quel che può servirci (a quelli che sono i veri fini della vita)? Se andando avanti non troveremo di più, anzi, sono ormai certo, sempre di meno? L'intelligenza artificiale è una bufala (o un mito prometeico se vogliamo vederne l'impatto culturale, socioantropologico), ormai s'è capito (leggete il libro di Stefano Isola, A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale, Asterios ed.). Ovvero: perché non trascorrere il nostro tempo a discutere dei massimi sistemi e delle arti, e godere di bellezza e filosofia, invece che addentrarci in speculazioni artificiose, futili e soprattutto svianti, che terminano sempre e comunque in guerre e sopraffazioni?

Per esempio Giorgio Colli - negli ormai mitici anni di fine millennio, quando forse istintivamente semza dirlo si credeva ancora che la guerra (la guerra interna almeno) si fosse esaurita - e come lui tanti, hanno prodotto una serie di testi, conferenze, corsi, libri, di stupefacente ricchezza e utilità. Perché non dedicarsi all’esegesi di questo immenso patrimonio e tesoro (Thesaurus, e anche questa è una battuta da filologo apocalittico) che la cultura di tutto il mondo, occidentale e orientale, meridionale e nordica, ci ha regalato e consegnato, e andare a depredare le ricchezze materiali che costituiscono l'ossatura e la sostanza stessa da cui è sgorgata la vita e che per necessità naturale ci sostiene a ogni respiro, sempre affannati nella psicotica ricerca di un elisir (oggi: batteria) di potenza eterna (altro che lunga vita!), che non è altro che sottrazione e distruzione?

Dov'è la vita, e quanto conta di fronte alle dinamiche che vediamo in atto? Quanto ben poco conti lo sappiamo tutti ogni giorno di più nell'andamento delle borse dell'informazione - ma chi è che comanda allora? Ed eccoci, estinta anche solo l'idea di sacro e di ogni dio, ricicciata in improbabilità glamour, cui nessuno in cuor suo vuol veramente credere, ma finge di farlo per garantirsi un posticino all'asciutto, eccoci fuori agnellini in attesa del diluvio e dentro disperatamente belve o sovversivi, che più o meno consapevoli ci scanniamo o riuscendo a sublimare torniamo a leggere Il signore degli anelli (lo dice la borsa del libro usato!) a guardare Guerre stellari; eccoci che ci tatuiamo sognando Thor, e torniamo alle antiche favole, o a emozionarci per quelle moderne, per i nuovi centauri su due ruote invece che su quattro gambe, perché siamo umani, e non potremo, noi forse ultimi, mai smettere di esserlo, pena la totale alienazione (ci basta quella attuale di fatto).

Mah, lasciatemi dire: misteri dell'individuazione - da tanto purgatorio passa forse la resurrezione. Amen