lunedì 26 novembre 2007

Bollettino Montaonda 5, with 2 pics



Buongiorno a tutti, e scusate il ritardo.
Innanzitutto una preghiera: poiché non è mia ambizione
intasare le mailbox con lettere-non-lette, vi chiedo
di confermare il vs interesse con un messaggio tipo
“sì, voglio continuare a ricevere il bollettino”. Chi
non lo farà verrà graziato.

È inutile fingere, anche se fa caldo l’inverno è
arrivato. Gli alberi sono nudi, le foglie stanno
marcendo, il sole è basso. Lascio la macchina sulla
strada asfaltata – sul cemento umido delle salite
slitta e geme, si divincola, e non ce la fa a passare.
La jeep sì, finora non ho mai dovuto rinunciare – ma
di vetrato vero non ne ho ancora trovato. Per
abituarmi all’idea, comunque, se non ho carichi da
portare su, la lascio al laghetto e vado a piedi.
Quando ci passo davanti spesso l’airone cinerino che
evidentemente ci abita si alza in volo. Ieri ho visto
un sentiero che scende da lì, l’ho seguito sperando di
arrivare alla base della cascata, ma c’era troppa
acqua nel fiume e non c’era modo di traversarlo. Ho
scoperto però un posto picnic semiabbandonato e balze
scoscese di rocce verticali. Posto davvero suggestivo.
Me l’immagino d’estate, fresco e nascosto da una
spessa coltre di verde, quasi una grotta.
Arrivare all’asfalto ci metto 8 minuti a scendere,
credo più o meno il doppio a salire. In casa la stufa
scalda, ormai direi che lavora a regime: non fa i
tropici ma si sta bene. Poi se c’è il sole si può
uscire e gongolare. Un giorno, ormai due settimane fa,
è venuto Michele e con Ueli (il vicino svizzero) ha
tagliato l’ailanto. Anche questa è fatta. Ora la sua
carcassa sta stesa al sole, fatta a pezzi come un
grosso capodoglio, disteso a seccare. Peccato che
abbia ancora poco tempo per oziare, soprattutto quando
la situazione invoglia. Con il venditore ho ritardato
la data del rogito, entro giugno, perché ancora non
riesco a vendere la casa di Milano. Oggi telefono
all’agenzia, e l’autorizzo ad abbassare il prezzo. A
parte questo grandi novità non ce ne sono, vado avanti
con le piccole cose (per esempio, salire sul tetto e
spennellare la gomma rossa sul comignolo nuovo –
oppure legare col fil di ferro la cassetta delle
lettere). Il trasloco e la sistemazione dureranno
ancora, credo tutto l’inverno almeno. Ho sgombrato
l’aia davanti al pollaio, e scoperto il rettile più
piccolo del mondo (nella foto è sul palmo del guanto
di lavoro - chi è un esperto e sa dirmi cosa sia?
Forse ho scoperto una nuova specie, a metà strada tra
i gechi e le salamandre!), nerastro ma con una assurda
pancia bianca e rossa da clown.
Posso però dire che in qualche modo la situazione si è
consolidata, anche se ancora non ho frigo e lavatrice.
Qui ci vivo e ci lavoro, ho anche ricevuto la visita
di due amiche, curiose di vedere dove mi sono
cacciato.
L’inverno funziona così, tante ore buie, per dormire,
leggere, studiare. Finalmente ho ripreso il lavoro
alla traduzione del libro che ancora devo finire,
spero di cavarmela per Natale. Ho ripreso a leggere
anche saggi, pensate un po’, il Foucault di Le parole
e le cose e l’ultimo di Detienne, Noi e i Greci,
l’avevo visto in vetrina a Milano e non ho resistito.
Chissà, forse anche i greci ritornano.

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