lunedì 1 maggio 2023

Cosa guarda un autore quando scrive?

 

 

Cosa guarda un autore quando scrive? Gli altri non lo so. Io guardo questo (se riesco a caricare la foto...). E siccome scrivo molto, perché scrivere è il mio lavoro, guardo molto questo. Oggi è il primo di maggio, e quindi quel che vedo è la forza della crescita primaverile. Ieri Ange ha decespugliato un po’ i passaggio fuori casa, con mano leggera, che non apparisse il terreno nudo, come succederà a fine giugno, quando il caldo bloccherà del tutto le erbe.

Oggi invece gronda acqua. In abbondanza, una vera pioggi a primaverile, come le ricordo in tutta a mia vita precedente prima che scoppiasse l'ansia climatica. Un’acqua benefica, che pulisce e lava, che nutre e inturgidisce. Anche le pietre risplendono lucide e lustrate, mentre la luce, anche se sono le cinque del pomeriggio, è una luce matura, estiva, calda e verticale, sontuosa come ai tropici. Le piogge frequenti di questa primavera, mentre il Norditalia è ripasto a secco, hanno ridato vita alle varie fonti. Stamattina siamo andati nel bosco fino a Ciriegioli, 20 minuti di cammino in orizzontale, seguendo il versante sinistro della valle, il nostro, e abbiamo trovato diverse tracce d’acqua che non vedevamo da anni. Pozze sul sentiero, un piccolo ruscello. Questa è la primavera dei lampascioni. Sul muretto dell’oliveta nuova ne abbiamo trovati due giganteschi, sembrano drogati. Ce ne sono migliaia, dappertutto, con una diffusione mai vista. Tentare di scavarli fuori è una follia, stanno fino a trenta centimetri sotto, per estrarre un cipollotto si fa una fatica boia. Anche se ci piacciono tantissimo, li lasciamo lì, e godiamo dei loro pennacchietti blu, batuffoli di colore evanescente. In cambio c'è una strana moria di un'erba, i ciuffi di erba comune, lungo la strada ma anche in altri punti, sembrano seccare come se fossero stati avvelenati, o bruciati dal sole. Misteri: le piante non hanno regolarità, alcuni anni non ci sono quasi, altri impazzano. Per questo il quadro della mia finestra cambia sempre, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Quest’anno vedo i cespugli di rosmarino ormai grandi, andranno potati dopo la fioritura, altre piante si sono adattate e ormai se la cavano benissimo da sole. Abbiamo messo fuori, vicino al muretto panca, i peperoncini peruviani che finora erano rimasti dietro il vetro, qui sotto. Ormai non c’è più rischio di gelate, e insieme a loro abbiamo messo il vaso del basilico che ha superato molto bene l’inverno. Gli iris ancora ci negano i fiori, ma c’è già il coriandolo.A tratti il merlo, col suo zampettare qua e là mi attira l'occhio.Torna a primavera, è la stagione anche dei merli.

È proprio stata una scelta fortunata venire ad abitare qui, me lo dico ogni anno quando si chiude l’inverno. La casa diventa più grande – si riapre il dilà che d’inverno non scaldiamo regolarmente – Si lavano i vetri, si inizia a star fuori a pranzo. Torna il senso di comunione, pur con tutte le distinzioni imposte dal nostro vivere nel presente, con la natura. Abbiamo visto impronte di cervo, probabilmente d’istrice, di cinghiale, e anche l’impronta della moto di Nico, che verso sera spesso va a farsi un giro per i boschi (lui è nato in questa casa, ha qualche diritto a farlo). Ascoltare qualche vecchio disco, tipo i Malicorne, o All Those with Wings, di Garbarek... Alzo gli occhi dal video e mi accorgo che la prima lavanda, quella varietà diversa, vicino alla tettoia solare, è già fiorita… è anche questo un modo per reinserirsi nel flusso naturale del tempo, una giornata di pioggia, prendersi il tempo di guadare e ascoltare gli uccelli, pensare da quanti anni sono qui e quanti ancora ci resterò.Tutto, se riportato entro questa cornice, diventa molto più sopportabile, addirittura naturale. Penso a quanto la gente si stressa a pensare alla morte, in città, nei paesi, dove si vive distaccati da ogni rapporto con il vivente non umano. Ecco, vivere sull’orlo del bosco, in contatto con il selvatico serve anche a questo…