montaonda (uno sguardo privato): Montaonda vive

martedì 30 dicembre 2008

Montaonda vive

Da oggi il "bollettino di Montaonda", sorta di newsletter per tenere informati i miei amici di quello che faccio senza impazzire a ripetere le stesse cose, si trasforma e diventa Blog. Perché ormai, dopo un anno e mezzo (i numeri li troverete presto in archivio qui sotto, con le date originali taroccate), mi sono stufato di mandare messaggi e allegati, a chi sì e a chi no, e poi con le foto e senza, eccetera, vista anche la velocità pessima della pennetta che uso per connettermi... In questo modo credo che vi potrete iscrivere da soli, e verrete automaticamente avvisati ogni volta che ci sarà qualcosa di nuovo. Penso che all'inizio manterrò la cadenza di una volta al mese, poi si vedrà. Idem con il multimediale: si comincia con piccole e poche foto, e poi si vedrà - audio, filmati, boh.

intanto facciamo un po' di pratica...

Nessun commento:

Posta un commento

Altre info

quando il blog è nato come bollettino aveva cadenza mensile, nel senso che cercavo di farne uno ogni mese; ora non sempre ci riesco. Poiché non si tratta sempre di cose super-attuali (anzi quasi mai, l'attualità è lo spunto per parlarne), vi invito a rovistare tra i numeri vecchi, gli arretrati sono tutti nell'archivio.

Se cliccate sulle foto si allargano.

Ah, avevo anche un tot di amici iscritti, ma a un certo punto sono spariti. Come gestore li vedo ancora, ma non riesco a farli tornare visibili. La cosa spero non dispiaccia... a me va bene così. Non sono un blogger appassionato, non prendetevela, a MO la connessione è troppo lenta per vivere la rete.

Precisazione (estetica)

Capita che nuovi amici o conoscenti, trovando l’indirizzo del blog in calce alle mie mail, leggano i bollettini di Montaonda, e poi mi dicano: “hai del coraggio a mettere sul blog cose così personali”. È dunque opportuno fare una precisazione. Non si tratta di cose personali, ma di quello che scelgo di scrivere per questo blog. Le cose personali sono altre, e mi guardo bene dal metterle in piazza. Quello che racconto sono aspetti della “vita in campagna”, sensazioni e riflessioni di un perdigiorno, se volete. È una porticina che volta per volta apro sul mondo della percezione (una costola del progetto “vado a vivere a Montaonda”, che invece è a 360 gradi): per quanto minori o minimi, con questi spiragli vorrei mettere chi legge davanti al baluginio di uno specchio. Ma uno specchio più o meno coperto di ragnatele e polvere, intravisto in una stanza in ombra. Se poi le cose che leggete vi sembrano personali, significa che in qualche maniera agiscono sulle loro analoghe (per citare Daumal) che risuonano dentro di voi: per me sono invece luoghi comuni (in senso alto), e quindi universali. Poi certo: chi scrive lascia una traccia che invita ad allontanarsi da casa e ad entrare nel bosco. Ma non è il “suo” bosco, perché il bosco, salvo ridurlo a mappa di catasto, è di tutti e di nessuno. Ognuno questa traccia può quindi seguirla, perderla o restare a guardarla, ignorarla o decidere di farne una propria.

Montaonda è un luogo irto di precipizi

per me che sono un adulto che ha percorso più di metà del suo cammino, questo posto, da cui tutti gli abitanti appena possibile sono scappati, simboleggia la vita, con i suoi pericoli, che si spalanca su intrichi di rovi, voragini boscose, sdrucciolevoli, di cui non si riesce a vedere il fondo. I pendii sono ripidi e scivolosi per il terreno argilloso, che spesso termina in salti rocciosi di altezza considerevole: la roccia è dura ma fratturata in mille schegge, spaccata dal sole, dal gelo e dalle radici. Si sente un torrente che scorre, ci sono diverse cascate e un ponte che attraversa un canyon, prima del salto. Sul fondo c'è una vasca verde e profonda, ma arrivarci è difficilissimo, l'acqua è fresca e limpida. Da casa si sente in basso il rumore del fiume (in estate la portata è molto ridotta), ma si sta su uno sperone roccioso, ricoperto di verde, slanciato nel cielo: da un lato la vetta panciuta del Falterona, che sembra vicina ma non lo è, dall'altro i monti digradanti in colli del Mugello. I boschi tutt'attorno sono fitti di piante dalla vita breve: molte sono cadute, spezzate dalla neve o inclinate per il vento e gli smottamenti. Tra gli alberi arbusti spinosi, edera e muschio rendono spesso impossibile il passaggio dell'uomo (non dei selvatici che vi tracciano continuamente nuovi sentieri). Ovunque molti fiori, e insetti di tutti i tipi. Anche animali, ma di questi di giorno si colgono solo le tracce (di notte si svolgono invece sarabande misteriose).