
Scoiattoli: quanti ne avete visto da vicino, nella vostra vita? Io un
certo numero, forse data anche l'età, o le frequentazioni. Comunque era
un po’ che non ne vedevo, qui a Montaonda (dopo la foto di quello
beccato con una noce tra le zampine che correva sui fili intrecciati
della luce - sarà in qualche post dei primi anni). Forse da quando mi sono
trasferito da questa parte della casa, quindi tre anni compiuti proprio in queste settimane. E forse due
insieme che giocano a inseguirsi attorno al tronco di un albero non li avevo mai visti. Chi si ricorda.
Stavolta, alzando gli occhi dal computer, ho avuto tutto il tempo di recuperare la Nikon,
che tengo pronta per simili occasioni (ricordate i caprioli, no?) dal cassetto sotto il tavolo di lavoro,
e beccarli, scattando almeno una decina di volte. Il bello degli scoiattoli è che
fanno movimenti rapidissimi e poi si fermano, come per mettersi in posa. Una
goduria. Sembrano ancora quelli marroni, italiani,
quelli che capita di vedere ogni tanto altrimenti immortalati sull’asfalto, schiacciati
dalle macchine (sono talmente rapidi quando ti si buttano sotto che hai voglia a
frenare, rischi di andare a sbattere (per fortuna credo di non averne mai beccati).
In questo sono identici ai loro cugini americani, i "cani delle praterie", che si
affollavano ai bordi della (statale? Highway?) 66 in California, che al tramonto
sembrava giocassero a chi schivava le auto, come surfist incoscienti (negli
unici due giorni che ci sono passato, da quelle parti), con la bottiglia di birra in mano, in caccia di adrenalina.


Chi di ginnastica non
ne fa sono io: copertina sulle ginocchia, mani inchiodate alla tastiera, almeno
per un paio di settimane non mi posso muovere, lavoro a due libri in contemporanea.
Con grande dolore perché: 1.
si vive una volta sola e 2. sono giornate bellissime, me ne andrei volentieri
a spasso a bighellonare sul Falterona ghiacciato.
L’unica attività
fisica, eccettuati i movimenti di occhie polpastrelli è spaccare qualche ceppo di legna (stando ben attento a non stirarmi i
muscoli come è successo l’anno scorso, che sono rimasto bloccato fino
all’estate dall'orribile capsulite). A proposito di alberi, oggi che è domenica abbiamo anche fatto a pezzi un vecchio sambuco crollato, un alberello stento di cappello del vescovo, un pero ormai secco e spaccato e un pruno spinoso.