Così il mio sguardo si restringe sempre di più, e presto tornerei a usare la Rollei di mio padre, se non fosse maledettamente difficile, lungo e costoso. Sono pigro, e imparare a cosa servono tutti i pulsanti e selettori della Nikon mi costerebbe troppa fatica (ci ho provato, ma poi dimentico tutto). Una foto mia vale soltanto come promemoria, un post-it, un "Zettel" (se posso usare la lingua dei filosofi).
Per cui mi accontento di scattare delle ipotesi, e le mie foto sono appunti, annotazioni da sviluppare altrimenti (nel pensiero, che è l'altra faccia della memoria, la mia vera camera oscura).
Il pensiero che sta dietro alla foto che propongo qui oggi è elementare: una spruzzata di neve mette in rilievo le trame del bosco, i sentieri e le forme della montagna, rivelando strade, dossi, salti e ripiani di cui non avrei mai immaginato l'esistenza (soprattutto nel bosco spogliato dal vento).
Per concludere voglio tessere ancora lodi a Cezanne, ricordando la sua mania di ritrarre la Sainte Victoire, montagna incantata, nella sua modestia, che merita il pellegrinaggio di chiunque ami le immagini, e ritenga come me le montagne, tra le mille altre cose che sono, immagini primordiali e fortissime). Io mi sono limitato ancora di più: per scattare non esco nemmeno di casa.
Post Scatto - Si tratta della stessa inquadratura di un disegno di Rocco Lombardi, preso da qualche decina di metri più in basso, che era passato di qui anni fa e ora mi è tornato tra le mani (la cosa curiosa è che pur avendolo lui fatto in agosto il disegno si presenta compatibile con la neve: solo le macchie nere del bosco sono più nette, a causa della coltre scura delle foglie).