martedì 11 ottobre 2016

La preghiera della mantide




L’altroieri
Che cosa fa la mantide tutto il giorno? Non dico una mantide qualunque, dico questa qui. Che mi gira le spalle a un metro e mezzo da me, mentre io sistemo la traduzione e le note di T.D. Seeley, La democrazia delle api (vorrei riuscire a pubblicarlo per Natale ma so già che non ci riuscirò), brigo e forco al telefono, al computer, passano le ore e lei non si muove. Ma nemmeno di un millimetro, la tengo d’occhio.
È il secondo giorno che sta lì, appesa a testa in giù al tessuto della sdraietta poggiata contro il finestrone dello studio. Ieri sera, sono andato a vedere, non c’era più, stamattina eccola di nuovo. Sta lì, immobile. Cosa pensa? (la domanda sembra oziosa, ma si riallaccia a un famoso libro di un entomologo americano, Jeffrey A. Lockwood, Grasshopper’s Dreaming, che prima o poi spero di tradurre e  pubblicare - dove lui cerca di fare i conti con la propria professione di disinfestatore e il diritto naturale delle cavallette di vivere la loro vita, basata sulla distruzione di altre forme di vita, in particolare i campi di cereali delle pianure nordamericane).
Probabilmente la cavalletta (dice Lockwood) non pensa nulla. Probabilmente (dico io) sta aspettando che le sue uova, nel suo ventre enorme, maturino,  e resta immobile per risparmiare energie, in un posto dove nessuno va a darle noia (non per esempio i famelici gatti del vicino, o i tanti animali selvatici che si aggirano per i dintorni). Ma che ne sappiamo noi di quel che avviene nella sua mente, e se quel che avviene ha davvero una dignità inferiore rispetto a quel che avviene nella nostra (la questione andrebbe una buona volta affrontata, viste le ignobili derive che siamo riusciti a causare, in pensiero e in opere).


Noi, i soliti allegri stupidotti, diciamo che la mantide prega, perché tiene le zampe anteriori raccolte e come giunte. Ed è luogo comune che “la religiosa”, dopo essersi accoppiata stacchi la testa al marito “…e se lo mangia” (cito da una sconosciuta ma simpatica canzone di Valentino Receputi, potete ascoltarla su youtube, "lo scarafaggetto"…). Dopo l'accoppiamento ormai non serve più, e in fondo perché sprecare tutta quella sostanza nutriente? La selezione naturale ha trovato un buon sistema di riciclo. Meglio delle api, che i fuchi li tollerano in maniera esagerata (ma le api si sa, sono ricche e generose, producono miele in eccesso e se lo lasciano prelevare senza troppe difficoltà).

La mantide è lì. Prega per le sue uova? Sogna il prosieguo della sua specie – come noi, manovali, scienziati, artisti, scrittori, mamme e papà, sogniamo il prosieguo della nostra?
Io credo che non pensi, non nei termini del mio almanaccare. Probabilmente medita, a un livello superiore, sulla vita. Ascolta il respiro, il cuore che batte, sente il sole che sorge e tramonta, l’autunno che si avvicina. Se sentono le api, sentiranno pure le mantidi, no? E dal sentire viene il sentimento. Non è in fondo questa, ora che non possiamo non sapere che non esiste nessun dio (notate le 4 negazioni in fila, sì?) l’unica religione possibile, quella fisica, naturale, della terra, del cosmo, dell’alternarsi, dell’estinguersi e rinnovarsi della vita? 

Ieri
Si è mossa un paio di volte, di pochi centimetri, lungo la sdraietta. L’ho fotografata (eternata).
Certo, mi viene da confessare, da quando ho iniziato a seguire le api il mio interesse per gli insetti è aumentato. Nell’ultimo anno poi, prima col libro di Faccioli, poi  Lockwood e ora Seeley, è diventato addirittura significativo. Gli insetti, chi l’avrebbe mai detto, un mondo perlopiù schifoso e fastidioso, che potessero diventare un’avventura letteraria, un campo d'indagine esistenziale. Anche perché Ernst Jünger a me non è mai stato simpatico. Eppure, a pensarci un attimo, non ci sarebbe voluto molto a immaginarlo. Se si va a rovistare, cinema e letteratura, di roba se ne trova, e parecchia (per dire: Nabokov).

Oggi
Domani parto: lei è ancora lì, stamattina sulla stecca, l’ho fotografata ancora una volta, ora s’è spostata in un angolo. Resta immobile tutto il tempo – giorni e notti. Come finirà? Non lo saprò, perché al mio ritorno non ci sarà più - solo il ricordo di questi giorni (i gatti invece prosperano e si moltiplicano). Gli insetti sono anche questo, tenaci, fragili, invasivi, talvolta estremamente effimeri.
22 settembre (11 ottobre)

 p.s. Le foto sono scattate attreverso il vetro, per quello si vede dello sporco in sospensione (dentro l'acquario, a Montaonda, ci vivo io)