domenica 27 aprile 2014

Ben venga maggio




Mi accorgo che ho saltato l'aggiornamento di marzo, e anche aprile sta per finire - quindi mi porto avanti, e già presento maggio... Ormai, forse perché è appena passato il 25 aprile (e a Fosdinovo ho ancora sentito parlare Luigi Fiori, e la Wanda, e sentito cantare le canzoni di Ivan dai carissimi Paolo Ciarchi e Claudio Cormio), mi pare di stare in trincea: gli eventi e le novità, gli impegni e i ritardi si assommano, e mi sembra che le mie povere sortite non riescano a scatenare quell’avanzata che ogni piccolo esercito – il mio esercito dei sospiri primaverili – vorrebbe portare avanti.
La battaglia per la vita avanza su molti fronti, ogni tanto m’impegno in qualche sacaramuccia, qualcosa si risolve altro no. Eppure sono qui che cerco di cambiare le tattiche, di reagire a quello che non succede e a quello che succede, all’avanzata del nemico – nemici che sono tanti, e non intendo persone quanto alleanze ineluttabili di ombre. Faccio, disfo, ogni tanto tiro il fiato. Penso elaboro strategie, me le rimangio, esploro. Ogni tanto scoppia qualche bomba, ogni tanto tiro una granata, impaurito dal timore che mi scoppi tra le mani, faccia danni (e ne faccio); a volte conquisto qualche palmo di terreno, a volte ne perdo. La mia liberazione resta ancora là, non lontana, ma nemmeno vicina, come la linea gotica che passava proprio sopra Montaonda (anche la mia casa l'han bruciata i nazifascisti in ritirata, la zona pullulava di partigiani - e il Giuli l'ha ricostruita, da sé, nel '49, prima di venderla al Bolletta, che l'ha venduta a me). La vita in trincea è dura, anche se ora il fango invernale si è asciugato, anche se torna il conforto (e impegno) della vita tutt'attorno (fatta anche di ragni - come la “nebbia dorata” che ho trovato l’altra sera sulla salvia, brulicante e sospesa su fili invisibili), della bella livrea dell’upupa, che viene a becchettare curiosa fin sulla soglia di casa (a rischio della propria vita, visto che si aggira per ogni dove la divisione famelica dei gatti grigi - la foto è dalla finestra della cucina). 



La strada è stata riparata, con buona soddisfazione dei partecipanti (anche il sottoscritto ha piantato attivamente pali con una certa lena), impiegando materiali e macchine (nella foto il collaudo a opera finita). Ora si vede un po', se si riesce finalmente a riattivare il consorzio per sistemare anche le parti in cemento, e portare quei lavori di manutenzione necessari per farla tornare in forma. Ci sono naturalmente un sacco di altri lavori attorno e dentro casa: passare il decespugliatore, sfoltire i sambuchi, arginare l'ailanto e tutto il resto che fa parte della normalità della campagna. Pensare a finire di arredare (tutto recupero) e rendere accogliente Mo2, casa nuova.



E poi, un’altra grande novità di queste settimane, finalmente, insieme a Paolo ed Elisa, all’eremo (un grande paradiso abbastanza vicino), abbiamo sistemato quattro arnie di api. Quattro famiglie, un piccolo investimento per cominciare timidamente a studiare e seguire non solo sulla carta i nobili insetti, che ormai regolano e dominano buona parte della mia vita. Per me, che cerco di essere antispecista e non ho mai “avuto” animali (in età adulta), l’impressione è da un lato quella di diventare un po’ padre, dall’altro l’imbarazzo di sentirmi padreterno, perché loro sono piccoline e le si maneggia, intervenendo e predisponendo la loro sorte ( si vorrebbe aiutarle, e sottrarre solo il surplus della produzione). Responsabilità e apprensione, per fortuna condivise con due amici (le arnie sono quei quattro puntini in fila sulla destra del grande ciliegio secolare, sotto l'edificio dell'eremo). 



Sono anche in piena attività di suonatore (se la mia pratica di musicista popolare può meritare tale menzione), tra festa di Piadena (cfr. Lega della Cultura Popolare di Piadena), Fosdinovo (Fino al cuore della Rivolta) e Primo Maggio (Istituto Ernesto De Martino). Ho ritrovato l’amicizia con il mio vecchio gruppo, i Suonatori Terra Terra, e ora mi sto preparando al maggio con i Maggiaioli di San Godenzo (il 30 aprile, appuntamento per le vie del paese). Ogni tanto mollo il mandolino e suonicchio la chitarra da solo, e  tratti vorrei farlo di più (e poi imbracciare di nuovo il sax, il clarino, la fisa, ma come fare, tanto più che non li so suonare!).
Insomma, dati alcuni sommovimenti della vita privata, mi sento sempre più legato, quasi imprigionato in questa dura terra toscana; la cosa mi alletta, mi attira e seduce, ma fa un po’ paura. La strada è questa, come che sia, guardare alle origini, alle radici da cui provengo, dal basso. Vedremo dove mi porta...