lunedì 22 luglio 2013

Elucubrazioni sul volo delle farfalle


  

Perché le farfalle sono così affascinanti e inafferrabili? Non soltanto per il colore, e per i disegni che ricoprono le loro ali - certamente una delle fantasie cromatiche più complesse e sfuggenti della natura. Perché proprio le farfalle sono così belle e variopinte, e non invece gli scarafaggi?
Le farfalle si librano, come bandiere di preghiera nel vento, tanto le loro ali ci paiono sbocciare dalla mente di un grafico, un incisore, l'estro di un esteta furtivo, che lavora con strumenti ineffabili nel chiuso di una crisalide - ma le ali talvolta paiono anche pagine scritte, dipinte, spruzzate da mani sapienti (dico sembrano, perché ormai è comprovato che nessun dio esiste).
Sicuramente naturalisti ed entomologi hanno affrontato e forse anche risolto tutte queste mie domande, io non lo so, e forse un giorno mi capiterà tra le mani un libro intitolato “I misteri svelati delle farfalle”, e scoprirò che  un Maeterlinck sconosciuto ha già detto tutto e di più. Ma chi come me ha la fortuna di avere una pianta di lavanda, del trifoglio, o altri fiori appena fuori dalla porta di casa, d'estate è eternamente accompagnato da queste fantasmagoriche girandole viventi. Se mi metto su una sdraio a leggere, all'ombra dell'alloro, loro mi svolazzano attorno.Come potrei ignorarle? Sembrano fatte apposta (in senso darvwiniano: evolute apposta) per attirare la mia attenzione, il mio occhio. Si avvicinano, svolazzano, quasi volessero farsi prendere. Eppure, afferrarle è quasi impossibile (lo sanno bene i gatti).



Dove vanno, quando volano (questa qua sopra l'ho beccata a metà d'un battito d'ali)? Paiono non avere una direzione, muoversi a caso. E invece, se le osserviamo, non è così: una ha appena attraversato tutto il resede, ignorando diversi fiori, sfiorando il lettino sdraio, sassi e quant’altro, sfarfallando, e alla fine è andata a posarsi su un fiore di trifoglio rosso, al sole. Quello bianco, all’ombra, pare non averlo nemmeno visto. Forse è stata attratta dal profumo, stimolato dal sole? Su una rivista avevo letto come i cani seguono gli odori, continuando ad entrare e uscire dalla scia – la traccia era simile al volo di una farfalla. Sarà lo stesso? Magari, che tragica ironia, le farfalle vedono malissimo, e sono quasi cieche! 
Sono insetti ben strani. Quando capita di trovarne una morta svanisce ogni incanto, le ali sono chiuse e appena toccate si sfarinano in una polvere repellente, e restano dei tozzi corpi di bruchi pelosi. Eppure quando prendono il volo sono leggere come una chimera, imprendibili, il loro volo è uno dei misteri più affascinanti della natura. Anch’io, anni fa, ho provato a catturarne una. È un esercizio di rapidità e di riflessi difficilissimo. È difficile anche fotografarle (prendete la penultima foto: sul cespuglio ce ne sono almeno una decina, ma fermate così, anche a mezz'aria, spariscono dal paesaggio, come una voluta di fumo, un banco di nebbia, che esiste soltanto nel suo movimento). La farfalla è così evidente all'occhio che scorre il panorama perché batte continuamente le ali, sparisce e cambia forma e traiettoria, sembra farlo apposta per attirare la nostra attenzione visiva. A meno di beccarle posate su un muro o un sasso a riposare, sono sempre in movimento, e scappano sempre fuori dall’obiettivo, si girano di taglio, non stanno mai ferme più di un istante. La traiettoria di volo della farfalla è un  ghirigoro folle, il disegno di un pittore giapponese ubriaco, un labirinto imprevedibile che però - credo - funziona perfettamente: pur essendo così evidente ha pochissimi predatori. Quindi il suo muoversi è una fuga eterna, un continuo ipotetico schivare missili e vettori, al punto da non essere più fuga, ma una danza fatta di continui scarti in alto, in basso, di lato di disegni e rotazioni, avvitamenti e palpiti. Anche se, ogni tanto capita di vederlo, le farfalle sanno tirare dritto, cavalcando una bava di vento, sanno planare in maniera eccellente.





L’altroieri mentre le osservavo stava arrivando un temporale violento (nubi nere provenienti dalla Romagna si affacciano sulla valle e precipitano su Castagno d'Andrea, dalla finestra vedo una cortina di grandine e pioggia da paura - corro fuori per raccogliere gli attrezzi sul restro che avevo lasciato in bel disortine a metà mattina, mentre comincia a tirare aria, si sentono tuoni bassi e lugubri, e i lampi delle prime saette che come squadre di avanguardia si cimentano a squarciare la pancia dei cieli). Le cavolaie che ho appena fotografato sulla lavanda se ne vanno, planando dietro il riparo della macchia di allori (cioè il versante riparato, dove forse hanno un nido, un hangar, un ricovero). Nel frattempo sono salito in camera, e vedo come l'ultima di loro plana decisa, perdendo una decina di metri di quota in pochi secondi (uno, due?). Quando arriva il finimondo non c'è più un solo insetto in vista.





Ora, se provo a discettare sulla bellezza non vedo perché dovrei trascurare anche di interessarmi dell'intelligenza delle farfalle: hanno capito che stava arrivando il temporale (l'hanno capito come me, guardando le avvisaglie?). Se ne sono tornate a casa (casa?), manovrando quelle specie di deltaplani (quattro ali di tela per ogni farfalla, più o meno sovrapposte) ad assetto variabile in maniera magistrale. Avviene tutto in maniera istintiva, dice l'uomo per spiegarsi come agiscono gli animali. È un vecchio inganno, ormai ben svelato dagli studiosi di etologia (anche umana): l'istinto è un'invenzione nostra, per spiegarci quello che non capiamo: “come fanno?” “Le guida l'istinto", "e cos'è l'istinto?" "una specie di anima automatica"  "Cosa vuol dire anima automatica?" "Che non ragiona, non è cosciente" "E chi non è cosciente è un non-animale?” “No perché tutti gli animali non sono coscienti" "Allora solo l'uomo è cosciente?" "E chi lo dice?" "L'uomo" "Ah!" "... E infatti dice di averla solo lui, l'anima" "ma allora perché li chiamiamo animali?” (se potessi riscrivere Autodafé di Canetti potrebbe cominciare così, spuntando il rasoio di Cartesio). 
Bene, ora sappiamo che l'istinto non esiste, che è una parola vuota, al cui posto lentamente si stanno disvelando le complesse leggi e i meccanismi della neurobiologia. Esistono le farfalle, che planano agitando graziosamente le ali, in una maniera che a noi pare convulsa, ma che le porta invece dove loro vogliono dirigersi, quando sentono (dico sentono, ma che altro potrei dire?) fame, o che arriva l’acquazzone. Non vuole forse un'ape andare sul fiore, e insegna la strada alla sua compagna nell’alveare? E d'altro canto, anche il cacciatore, non soddisfa un istinto quando vuole sparare al cinghiale? Per non parlare di altre pratiche umane verso umani, che hanno come unico fine la soddisfazione degli istinti  - più bassi, più alti, chi può dirlo?
(se qualcuno non l'avesse capito: faccio lo spiritoso! E continuo:)
Due farfalle quando s’incontrano (e mi rendo conto ora che non ho mai visto due farfalle con disegni diversi accostarsi una all'altra, quindi forse colori e disegno sono un distintivo di compatibilità sessuale) improvvisano brevi caroselli e turbinii ascendenti – danze per noi inestricabili.  E anch’io: perché adoro elucubrare, librandomi e svolazzando, pur goffo e pesante come una cetonia, che pare sempre in picchiata? Sarà sempre il "caro istinto"?

Vabbe’, stavo scherzando. Che succede a Montaonda, forse qualcuno vorrebbe pure sapere (ovvero, mica passo il tempo a guardar farfalle!)?
Concluse le vacanze in giro per la Sardegna (che è una terra senza eguali) ha fatto caldo e freddo, e ora abbondano i temporali. Avrei da aggiornare e scrivere decine di bollettini, la scoperta della Gallura, di Maria Lai, il pozzo di Santa Cristina, eccetera, ma manca il tempo: sto traducendo un libro sulla respirazione yoga (Swami Saradananda, per la RED, e già a tradurlo respiro meglio), uno sulle api (ovviamente, per MEdizioni) e sistemando un paio di progettini editoriali minori che vedranno la luce (libri con gli occhi, sissignori) spero in autunno. E poi, il libro sul tree-climbing è bello e ricco, praticamente pronto, devo solo risolvere alcuni problemucci redazionali, acquisire le illustrazioni e stamparlo. Non basta: ho iniziato a collaborare con il blog Cartaresistente, un progetto che mi pare meritare sostegno (non solo mio), e qualche articolino di qua e di là.
 

p.s. ADDENDUM bibliografico del 3 agosto
- sgombrando la scrivania, ho scovato un ritaglio di giornale: Repubblica, 8 luglio, Elena STANCANELLI, intitolato "La libreria degli animali",  fornisce un interessante aggiornamento bibliografico con ultimi (e meno ultimi) libri in cui letterati si confrontano con gli animali. Per chi fosse interessato a leggerlo: clicchi qui 

e chi fosse interessato a una guida illustrata SULLE FARFALLE del Falterona, può sfogliarne una notevole sul sito del Parco delle Foreste Casentinesi