sabato 20 aprile 2013

Tra inverno e estate

  

Be', un tempo tra inverno e estate c'era la primavera, ora non ne sono molto sicuro. Anche qui se dieci giorni prima c'era la neve ora c'è un caldo quasi estivo (ma sta tornando il monsone?). Naturalmente tutto si sveglia di botto, e la foto qua sopra, scattata il 14 aprile fa uno strano effetto: sembra che Montaonda, con il suo ripido prato verde sia un'isola d'estate al centro dell'inverno (il crinale che sale al Falterona alle sue spalle). Il tempo - anche quell'altro - è scandito da un orologio impazzito: ho ripetuto la passeggiata dei "mostri" (il post precedente) e la "cappelletta" non c'è più, restano rovine umide e crollate, che pare la foresta equatoriale cambogiana. Confrontate le due foto, fa una certa impressione.


Intanto lavoro, continuamente lavoro, ho finito la traduzione del libro di psicologia e ne ho attaccato un altro, in cantiere già da tempo, quasi tre anni direi, questa volta mio, nel senso di autore-editore, dedicato al tree-climbing, un libro che raccogliendo interviste e contributi vari racconterà la storia di questa disciplina che è poi un mondo un po' particolare. Sono in fase di chiusura e speravo di presentarlo per i campionati italiani, ma me li hanno fissati troppo presto (17-19 maggio a Roma - se  capita che siete da quelle parti andate a vederli, sono particolari e anche spettacolari). Spero di fare in tempo a presentarlo per l'Arbor-Day, l'altra kermesse che si svolgerà in estate (cmq darò notizia).
E poi lavoro un po' fuori casa, col decespugliatore sto ripulendo dai pruni (spinuti e duri, la quintessenza della natura selvatica toscana) il vecchio orto basso, quello in piano (gli altri sarebbero sulle terrazze, quasi verticali, in pieno stile metropolitano), ereditato dal Bolletta, ma è una faticaccia (per me). L'idea era di cominciare a coltivarci qualcosa, e forse l'anno prossimo lo farò davvero (ma: dovrei anche fare un recinto nuovo, il vecchio è tutto caduto e rotto, infiltrato di rovi, rosa canina, biancospini e acacie (tutto puntuto qui, non serve il filo spinato in Toscana!)
Sto poi sistemando Montaonda2, ho comprato frigo e fornello (ma questo lo devo ancora montare), oliato il pavimento della stanza di sopra, insomma è quasi pronta per accoglienze estive (niente foto fino all'inaugurazione).
Alcuni ospiti permanenti dentro casa si sono risvegliati: gli armadillini in frotta (nella casa nuova sono decine, li raccolgo dal muro con un vasetto di vetro da cui non riescono a uscire, e li butto fuori). Ho visto anche uno scopione (in questa stagione!).
Ma soprattutto: in casa vecchia ho incontrato una vecchia conoscenza, un parente di polverino (ricordate? Post "Bollettino n.35", luglio 2012). È molto cresciuto, se quello era un bimbo questo è il papà (mamma?). Questo sembra un insetto adulto, e quindi invio la foto a Maria Elena Ferrari, che mi aveva gentilmente lasciato un commento indicativo, vediamo che mi dice, se davvero è un emittero coreidae, però ecco, la sabbia, che insisto essere polvere, raccolta nei locali di casa (ne avevo visti parecchi anche a MO2, l'autunno scorso, sui muri freschi appena pitturati) sembra essere il suo abito abituale (piacerebbe a Italo Calvino: Figure di sabbia era  il titolo di un libro che raccoglieva sui articoli vari)...


E per concludere, la stessa domenica 14, un eventone. Tornando a casa dalle prove dei Maggiaioli (io sempre con il mandolino, e anche se resta tantissimo da imparare a tratti comincio a divertirmi - suoneremo e canteranno a San Godenzo la sera del 30 aprile, e poi nelle settimane successive per i dintorni - se qualcuno volesse le date me le chieda), al guado di casa, ecco cosa ho incontrato, pacifici, e alle 10 di sera, una cinghiala con cinque cinghialini, tutti ammassati contro la grande pietra nera, a bordo della pozza d'acqua (poi cerco foto per il posto, che è bello e suggestivo di per sé). Erano un po' interdetti, dapprima la mamma s'è messa tra loro e la macchina, ma nemmeno lei sapeva bene che fare. Così ho avuto il tempo di prendere la macchina fotografica e, al momento di scattare,  ovviamente ho dimenticato di togliere il flash. Quello che si vede qui sotto (consiglio di ingrandirla cliccandoci sopra, è lunga il doppio) dunque non è un'allucinazione con maialini striati che volano in un cielo metropolitano, sono loro, i cinghialini con le gambette nell'acqua, in ordinata colonna di fuga, al di là dei riflessi del parabrezza...
Il giorno dopo era chiusura di caccia, e ho sentito cani e anche un paio di spari. Spero non tirassero a lei - ma chi può essere certo di non tirare a una cinghiala che allatta, vorrei mi spiegassero i cacciatori (magari poi oggi, che andando alle prove raccolgo il Mauri (tree-climber e cantore) proprio davanti alla sua officina, lo chiedo al Pelone, capocaccia e meccanico del paese).

p.s.
il titolo è una citazione - per chi la volesse cogliere - di "Tra veglia e sonno", un valzer (o mazurca) per mandolino e chitarra, assai famosa, su youtube ci sono un paio di esecuzioni di tutto rispetto.
p.p.s. La cifra, la linea nascosta, mi accorgo rileggendo,  di questo post un po' affrettato, messo insieme in una mezz'ora, l'etichetta è: cercare negli interstizi, essere interstiziali come risposta per la sopravvivenza. Siamo tutti braccati - insetti, animali, uomini - e nondimeno si vive.