martedì 18 ottobre 2011

Bollettino di Montaonda n. 32: Colture diverse per diversi terreni



Alla fine l'autunno è arrivato, anche se è rimasto asciutto - per ora. Si è acceso prima il camino e poi la stufa, dopo averla nettata in qualche modo dopo la pigrizia estiva. Messi via pantanloncini e sandali, indossati zoccoli e pile,  pronti guanti e berretto per la sera. Niente piogge (stelle e lune luminose), niente funghi, la ricrescita autunnale dell'erba è dovuta prevalentemente alla caduta dell'umidità notturna (guazza, la chiamano i toscani), che ha abbattuto la polvere secca dell'estate e arrestato l'inaridimento delle foglie degli alberi. Primi tra tutti i faggi, che già ad agosto avevano perso quasi del tutto la chioma - e si teme anche la vita: in che misura lo scopriremo a primavera. Poi si sono spogliati i sambuchi, e la foglia di quercia ha preso il suo colore invernale di cuoio. I cornioli, che promettevano un raccolto abbondante come l'anno scorso si sono raggrinziti sull'albero, inutilizzabili. Anche i fichi, sono passati dall'acerbo al secco, senza dare grandi soddisfazioni (niente marmellate). Cadono le prime foglie, ma nel bosco, sulle montagne, domina ancora il verde. Ora stanno raccogliendo i marroni, ed è annata misera mi dicono, circa un terzo del raccolto. Anche l'annata delle olive è magra, ma gli orti, purché si siano potuti innaffiare, vanno ancora bene, ancora ricchi di pomodori, peperoni e melanzane - ma ora temono le gelate: al mattino la temperatura si avvicina ormai allo zero... Un tempo non avrei immaginato che sarei arrivato a interessarmi di queste cose. E in realtà, me ne interesso relativamente, in fondo non più di quanto un cittadino in possesso di titoli si interessa dell'andamento della borsa. No, non è la stessa cosa, lo so bene - ieri sono stato a visitare la serra e i campi di Saverio, uno dei produttori super-bio (nel senso che non hanno il bollino) del Mugello, che rifornisce gas e Fierucola. Che bellezza, i suoi filari di ortaggi. Ma io che faccio?, com'è che parlo degli altri e non produco nulla?
Produco, produco, ma non ortaggi. E nemmeno blog, perché di fatto questa nuova attività di editore mi distrae da quel raccoglimento campagnolo da piccolo Thoreau del Mugello in cui negli ultimi anni, da che sto qui, immerso nel mondo di Mondaonda, mi ero sprofondato (e chissà quanti siamo a fare gli eremiti). Rincantucciato, e per di più (quindi altro che Thoreau) senza diventare zappatore (il riferimento al movimento "Zappatori senza padrone", anni '70, è voluto). No: perché io non ho mai inteso - né preteso - di trasformarmi in zappatore (suonatore forse) della terra - mentre zappatore di altri terreni, sicuramente meno terreni, invece, direi di sì. Rivoltare, estirpare, arieggiare, seminare, innaffiare e raccogliere, si può farlo in altri ambiti. Ecco che però, di fatto, la mia zappa metaforica l'ho mollata, perché per dar vita a una casa editrice, per quanto minima e alternativa, bisogna gettarsi di nuovo nel mondo. E quindi, anche se a tempo determinato, altro che campicello, mi sto dedicando a fare l'imprenditore (come mi ha fatto notare Elisa). Orrore, mi dico, che sei venuto qui a fare il milanese? Ma no, tutto ha una sua misura, e quella che sto trovando qui, la casa sul cucuzzolo che diventa casa editrice (sede ma non magazzino, come si vedrà) mi garba (come dicono i toscani). Se non che mi sono accorto che i libri non basta stamparli (raccoglierli), bisogna promuoverli, farli conoscere, se si vuole venderli. E io, insomma, vorrei ricavarne anche qualche soldino, non dico tanti, ma quanto mi basta per il mio piccolo menage. Invece di vendere fagioli, come quelli della Greta, vendere libri. E perché no?
E dunque? È già il momento di un bilancio? Proviamo. Un libro, Padre Adam, Apicoltura all'abbazia di Buckfast, è sul mercato dal primo marzo, è stato salutato dal settore con entusiasmo e sta vendendo ogni settimana un paio di copie, più ogni tanto una fornitura all'ingrosso, a qualche libreria specializzata, o la partecipazione a fiere ed eventi. Grazie a Pietro ho scoperto il mondo degli apicoltori, e devo dire che mi piacciono molto, anche le api. Dal simbolo all'insetto, si potrebbe dire parafrasando un antico corso di Sini (la mia università). È un bell'ambiente, tutti sono abituati ad affrontare in proprio le difficoltà e a risolverle concretamente, un mondo che richiede dedizione e attenzione, e ha i suoi bei rischi (come la vergognosa vicenda dei neonicotinoidi). Una bella palestra, fisica e metafisica: e infatti i diversi apicoltori sono gente in gamba - magari un po' maniacali, un po' strani, ma gente che ti si piazza davanti e ti studia, ti considera, e poi interagisce con te. Il libro è stato lodato, e ancora alla fiera del miele di Lazise, due settimane fa, ho incontrato lettori che mi hanno confermato l'eccellenza e utilità del volume. Questa è una grande soddisfazione, non saprei come altro dirlo. Lo adottano, lo consigliano nei corsi ecc.ecc.
Quindi si va avanti, sulle api è in preparazione un secondo libro e forse un terzo. Ma in realtà, la realtà va ben al di là di questo: e gli amici che mi hanno incontrato in questi mesi lo sanno, è tutto uno sbocciare (e naufragare) di progetti, più o meno attuabili. Resto convinto che si possa fare un libro su tutto - anche sui lacci da scarpe. L'importante è trovare la nicchia di appassionati che se lo strapperanno di mano, il tuo libro, dicendo era anni che aspettavamo questo splendido volume sui lacci da scarpe (nel mondo, nella storia, in Italia, nell'industria, che importanza ha? In fondo i lacci da scarpe sono solo un esempio preso a caso tra milioni - eppure pensate che meraviglia: un libro - illustrato - sui lacci da scarpe!).


A me piace particolarmente - è per ora il mio compenso e guadagno - scoprire il mondo della costruzione materiale del libro, ovvero non più solo il testo ma l'impaginazione, la grafica, la tipografia. Come raccontare l'emozione di vedere le lastre dei colori, le prove di stampa della mia prima copertina? E poi, una volta che il libro è stampato, tutto il resto: organizzare la rete di vendita, il magazzino, le spedizioni (per fortuna per gestire tutto questo ho trovato un amico che mi solleva di tantissimi grattacapi, stavo per andare in tilt), nonché il lavoro di comunicazione. Insomma, un grande gioco. E anche se ho fatto un libro solo, la casa editrice deve avere tutto, iscrizione in camera di commercio, commercialista, contabilità, e ora anche un avvocato consulente (ma gli amici, sono un tesoro, no?, lo diceva già Padre Tobia...). Ora il secondo libro sta passando al vaglio delle lettrici editoriali (eheh, altre amiche, da ricompensare con gratitudine imperitura!), poi si impagina e si affronta la tipografia. Spero entro un mese di averlo pronto. Questo è un libro pazzo, non fatto per il denaro ma per il mio gusto. E poi il terzo è già lì, in lavorazione, e ce n'è tutta una folla di altri possibili, i libri sono milioni, non ultimo quello sui lacci delle scarpe. Mi sono dato un anno - devo cominciare a guadagnare qualcosa, perché i miei capitali si assottigliano paurosamente.


Ma non avviene solo questo, naturalmente la vita a Montaonda, anche se inframmezzata da quest'avventura, continua: l'appartamento dietro avanza (lentamente, ma avanza) e ieri è venuto il falegname a prendere le misure per le finestre. Oggi poi, ho tagliato la legna, dopo lunga esitazione, finalmente una stalletta è sgombra per ospitarla. E tagliare la legna, la prima legna veramente mia, che Paolo ha tagliato per me nel mio bosco, che Spino ha portato fuori dal bosco fino a casa con i suoi muli, che io ho impilato sotto la tettoia - tagliarla per ridurla dal metro ai 33 cm per la stufa, e poi spaccarla, è uno dei migliori esercizi per affrontare l'inverno. Un po' di mal di schiena il primo giorno (occhio all'aria fredda nella schiena sudata), qualche callo sulle mani, ma tornare in casa, fare la doccia per togliersi i trucioli di dosso e sapere che ora può anche venire il freddo e il gelo, è una delle migliori preparazioni - direi quasi meditazioni - dinamiche all'inverno. A colpi di scure - concentrati e attenti per non farsi male - si scaccia il timore del buio, delle ombre fredde che si allungano sui cipressi, mentre per la valle nel rosa vetrato del tramonto si sparge l'odore di legna che brucia nei camini. In cantina diffondono il loro profumo due cassette di mele e di pere (me le ha regalate ieri la Cris), c'è anche la scorta di patate e cipolle. Presto arriveranno le castagne, e poi le streghe, e l'inverno...

Ps.
Le foto ai bellissimi muli di Spino gliele dovevo...