lunedì 23 agosto 2010

Bollettino n. 27: Aggiornamenti senza arte né parte



Che dire della vita a Montaonda? Difficile fare un aggiornamento, preferisco restare sul generale e generico, sono ben quattro mesi che non scrivo nulla, e proprio perché succede di tutto. La tribù dei gatti del vicino è cresciuta, siamo arrivati a cinque adulti e cinque cuccioli. Nonostante le lunghe piogge la tettoia fotovoltaica è finita, manca però ancora il collegamento ENEL (l’intera vicenda meriterà un numero speciale, se avrò la forza di scriverlo), in questo momento sono in corso i lavori al tetto sul retro, stanno giusto cementando le tavelle e domani isolante e guaina, poi si ricopre, lo scorcio in quello che sarà il soggiorno è piuttosto incoraggiante (io, sia detto per chiarezza, non faccio nulla). Dentro casa invece non ho fatto molto, tolto qualche ragnatela qua e là, comprato una sdraio basculante che non è niente male. In cambio ho letto parecchio. Nel frattempo però ho deciso di aprire una mia minuscola casa editrice, sogno segreto di tutta una vita, e ho scelto il primo libro, me lo ha suggerito Pietro; ne ho acquistato i diritti e sto finendo di tradurlo, è sulle api, non un manuale, una specie di memoria del rivoluzionatore dell’apicoltura, un po’ per addetti ma invece anche molto interessante, mi ha aperto prospettive non solo etologiche… spero di stamparlo entro ottobre… per l’impianto eolico industriale sul crinale ancora non è stato deciso, anche se l’ufficio tecnico della Regione ha detto che per loro il progetto com’è non va bene e ha chiesto massicce integrazioni, ma poi l’ultima parola ce l’hanno i politici, sono loro che riescono a fare e disfare le leggi e le norme a loro vantaggio, quindi non è ancora detto che non lo facciano e noi temiamo. Per il resto, l’agosto qui non è niente male, io ho girellato un po’ anche sulle alpi, un po’ anche a Milano, qui ci sono stati anche dei funghi – il vicino mi ha regalato una manciatona di ovuli, che lui, come molti, non mangia, e che io mi sono sbafato allegramente.
E poi finalmente sono passati un po’ di amici e ospiti – di qualcuno dovrei raccontare, ma tutti comunque mi hanno portato molto, perché qui qualunque cosa arriva è benaccetta, per questioni di scarsità, e anche perché comunque venire qui, fermarsi a dormire, in qualche maniera, sarà per la situazione così appartata, vuol dire portarci la propria vita, il proprio modo di essere, salire una china e confrontarsi con certi disagi, che siano i ragni o la casa buia, e non solo e sempre c’è da godere la bellezza che tanto decanto nei miei bollettini. Io, che ospito e osservo, molto imparo, perché Mo è quasi un test di percorso esperienziale, vedo quello che uno vuole fare, come ci arriva, come ci sta, cosa cerca, e vedo poi anche, forse perché qui non ci sono divertimenti o che altro, che ognuno ovunque vada in realtà si porta dietro come uno zaino di disagi che poi, vuoi per il tavolo troppo alto della cucina, vuoi per altre ragioni non così facilmente individuabili in mezzo ai confort, balzano fuori, inesorabilmente, sia che si apra e racconti sia che tenga la bocca chiusa, il fardello si vede comunque. Insomma, come si dice in certi ambienti, qui vengono a trovarmi prevalentemente cercatori - e non solo di funghi, di tranquillità, per lo meno.
Ma molti vedo anche che non riescono a venire, per un motivo o per l’altro, non so se la catena della vita sociale è troppo stretta, se siano le attrattive per loro poco attraenti, o l’abitudine di tutti i giorni, che fa dimenticare di me e del mio rifugio. Poco male, per quanto mi riguarda comunque il tempo è troppo poco, vorrei fare di più, vedere di più, la giornata vola e anche per questo non aggiorno il blog… e quindi accontentatevi di questa specie di cartolina in luogo di una lettera. Ne seguiranno di migliori, spero.