venerdì 28 marzo 2008

Bolletino 09


19 marzo: Addio a Campicozzoli
È stata la mia ultima notte. Mi sveglio alle nove
passate, esco a prendere il primo calore del sole, poi
metto su il caffè e chiamo Angelica per fare colazione
insieme. Siamo rimasti solo noi due, gli altri sono
già al lavoro, nell’aia soltanto la vecchia Escort -
ha un cerotto di scotch per tenere il parafango che
altrimenti crollerebbe – e la sua Panda amaranto.
Primavera ma anche clima di abbandono, di
germinazione, di prima della ripresa, perché ancora è
bagnato, le zolle sono fangose e intirizzite. Dopo
colazione usciamo e guardiamo un po’ il risultato della
fusione in argento di Pierino Porcospino, un progetto
che è in cantiere da due anni ma che pare stia per
diventare realtà, scatto qualche foto, ci raccontiamo
i nuovi fatti della casa, il pollaio nuovo, chi va e
chi andrà, chi resta e come. Io sono quello che oggi
se ne va, Angelica e io siamo rimasti i più anziani di
Cmpczzl, quindi è una mattinata in cui si sente un
po’ di storia locale nell’aria. In un rigurgito di
nostalgia dico che si dovrebbe fare una festa, una
volta all’anno, tipo le rimpatriate scolastiche, e
chiamare tutti quelli cui è capitato di abitare qui.
Insomma, è un po’ come lasciare la scuola dopo la
maturità. Va be’, ci alziamo, lei si mette al lavoro
io sistemo il parafango con del fil di ferro, cerco
gli attrezzi nell’attrezzaio, mentre poi si avvicina
mezzogiorno monto il portapacchi, intanto Ange lava il
lavandino di graniglia della cucina; dopo salgo in
camera e smonto il letto che era di Fedor e che mi ha
lasciato andandosene prima di me, circa un anno fa.
Poi lei mi aiuta a trasportarlo, lungo il lungo
corridoio poi giù dalle scale, prima la rete e poi il
materasso, ciabattando con le birki ai piedi,
traversiamo l’aia e riusciamo a montarlo sul
portapacchi. È una partenza, da oggi non ho più la mia
stanza, anche se c’è rimasta ancora un po’ di roba,
anche se tornerò a dormire ogni tanto. È proprio una
bellissima mattina fredda di sole e primavera, i gatti
ogni tanto attraversano l’aia, ci sono un nuovo gallo
e una gallina. Ho guardato l’orto, bello grande, non
c’è che dire, si vedono già le file dei germogli.
Cresceranno.
Poi un abbraccio lungo e parto, la strada è piena di
pozzanghere, sono accaldato e il sole è alto così ho
aperto i finestrini, e passando sull’acqua alzo
schizzi alti fino al tetto, ci passo attraverso, come
in un camel trophy, vedo goccie color fango di fianco
a me, su e giù nel bosco, all’altezza della mia testa.
Arrivato al termine della “lunga” fermo la macchina e
la fotografo. Certo non sono un emigrante americano
del ’29, ma forse, anche se per arrivare a MO sono
solo 35 km, lo spirito è un po’ quello, di una
migrazione, sento che il momento è come un perno cui
gira attorno un’altra piccola svolta della mia vita.
Da una casa all’altra viaggio tranquillo, pieno di
pensieri ed emozioni, piano in curva e senza dare
strappi, perché come al solito non sono stato a
perdere tanto tempo per fissare bene il letto, due
cinghe gettate sul portapacchi e via. Scendo dalle
pendici di Montegiovi – Monterifrassine, Vetrice,
Montebonello, Rufina, Contea, Dicomano, San Bavello,
San Godenzo, ormai è tutta strada di casa. Arrivo a MO
un’oretta dopo. Lo sterrato è asciutto, il guado
basso, riesco a salirlo tutta con la Escort senza
slittare, fino alla fine. Buon segno, ormai lo so
che in queste piccole cose mi piace tentare la
fortuna. Smonto da solo, isso sopra le scale, e passo
la giornata a sistemare il letto, sempre provvisorio,
una piazza e mezzo invece di una, in attesa del
catafalco di Milano, quando finalmente avrò svuotato
tutto l’appartamento.
Ecco, questo il tributo a Cmpczzl, ora sono passati 10
gg, una Pasqua con pioggia e neve e tutto come
bloccato ancora nell’attesa della primavera, che prima
o poi esploderà. Brucio un po’ di sterpi, faccio un
po’ di legna e piccoli lavori dentro e fuori, ma
fondamentalmente riposo.
Continua –